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Tra gennaio e luglio 2015, l’Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri (AIPO) ha realizzato un censimento dei centri che in Italia si occupano della gestione dei cosiddetti 'disturbi respiratori nel sonno' (DRS), riportando i dati relativi all’attività svolta da queste strutture nel corso del 2014. Su circa 380 centri di pneumologia contattati, 214 hanno risposto al sondaggio: sono state così censite 187 UO impegnate sul fronte dei DRS, contro altre 27 UO che hanno riferito di non svolgere alcuna attività dedicata ai DRS.

In Italia, la gestione dei DRS è svolta per il 52% nell’ambito di Unità Operative Complesse (UOC) di Pneumologia, per il 41% in Strutture Semplici ospedaliere o in Ambulatorio Pneumologico ospedaliero e per il rimanente 7% in strutture territoriali o di altro modello.

Il percorso diagnostico-terapeutico si sviluppa principalmente attraverso prestazioni domiciliari, pur essendo ancora elevata la percentuale di pazienti gestita in regime di ricovero ordinario o day-hospital. Ogni centro dedica circa 11 ore/medico ed 11 ore/tecnico-infermiere settimanali allo sviluppo di questa attività; l’organizzazione del lavoro ha quindi margini per migliorare l’efficienza, con un maggiore coinvolgimento di figure tecnico-infermieristiche e avvalendosi di una congrua dotazione di risorse strumentali. Oltre la metà dei centri partecipanti ha eseguito, nel 2014, meno di 200 visite e meno di 200 esami strumentali, mentre circa l’8% ha sommato più di 800 visite e 800 esami strumentali.

Sul versante della terapia, riscontriamo che l’88% dei centri prescrive meno di 200 CPAP; per quanto riguarda autoCPAP, Bilevel automatici, Bilevel e ventilatori anticiclici, la quasi totalità si mantiene al di sotto delle 100 prescrizioni per anno. Più del 90% dei centri sottopone i pazienti ad una visita pneumologica prima di avviarli al percorso diagnostico strumentale per sospetto di apnea ostruttiva del sonno (OSA).

Il regime di ricovero ordinario e/o day-hospital è ancora ampiamente utilizzato per la titolazione della pressione positiva, e solo il 68% dei centri è organizzato per effettuarla anche al domicilio del paziente. I tempi di attesa per le prime visite ambulatoriali sono contenuti: entro 3 mesi in tre quarti dei casi e spesso entro un mese. Analoga è la latenza dell’esame diagnostico e della titolazione, con la fornitura dell’erogatore di pressione entro un mese dalla prescrizione in oltre la metà dei casi.

Un dato significativo è quello sulle modalità di fornitura della CPAP; già nel 2014 il 40% di pazienti preferiva acquistarla direttamente, meno della metà dei pazienti l’ha ricevuta come fornitura diretta da parte delle Aziende Sanitarie (per il 71% dei casi dopo avvio delle pratiche di invalidità civile) e la rimanente percentuale con altre modalità.

Vario è l’approccio al follow-up da parte delle singole strutture, che utilizzano i dati del contaore e/o quelli contenuti in memoria/smart-card dell’erogatore di pressione positiva in modo irregolare durante i controlli. Ben il 35% dei centri rivaluta strumentalmente il paziente indipendentemente dal quadro clinico.

Una comparazione con l’analogo censimento del 2006 mostra un sensibile aumento delle strutture da 119 a 187, distribuite in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale. Tuttavia, il rapporto tra centri DRS e popolazione residente è ancora insoddisfacente, con un centro ogni 320.000 abitanti circa. Considerando l’impatto epidemiologico, le ripercussioni sulla qualità di vita e le comorbilità, i DRS richiedono un ulteriore sforzo organizzativo per innovare ulteriormente percorsi e modalità operative. In quest’ottica, i risultati del censimento rappresentano una solida base di partenza.

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