Kathleen Baker, statunitense, ha 19 anni e ha vinto la medaglia d’argento nei 100 metri di dorso femminile alle Olimpiadi di Rio de Janeiro. Una giovane atleta appassionata e motivata come tanti altri, che però nella vita non fronteggia solo i suoi avversari in vasca ma anche una grave malattia autoimmune: il morbo di Crohn, che l’ha colpita a soli 14 anni.
La malattia di Crohn è un'infiammazione cronica che può colpire teoricamente tutto il canale alimentare, dalla bocca all'ano, ma che si localizza prevalentemente nell'ultima parte dell'intestino tenue chiamato ileo (ileite) o nel colon (colite) oppure in entrambi (ileo-colite). Nei tratti intestinali colpiti si hanno infiammazione, gonfiore ed ulcerazioni che interessano a tutto spessore la parete intestinale.
Anche se vi sono delle variazioni da caso a caso, nella malattia di Crohn sono predominanti i dolori addominali (talvolta, se acutissimi, possono simulare un attacco d'appendicite) associati a diarrea e, talora, a febbre. Il dolore si localizza nella sede dell'ombelico o nella parte destra dell'addome e spesso si presenta dopo i pasti. Possono comparire, seppure più raramente, dolori alle articolazioni, diminuzione dell'appetito o dimagrimento. Altri segni precoci della malattia possono essere rappresentati dalla presenza di fistole anali (anormali aperture tra l'intestino e la superficie cutanea, vicino all'ano) ed ascessi.
Tuttora le cause sono ignote e ciò limita la terapia medica sull'uso di farmaci che controllano l'infiammazione. Si tratta di una patologia cronica, che può alternare lunghi periodi di benessere ad altri in cui i sintomi sono presenti. Sfortunatamente, almeno sino ad oggi, non abbiamo nessuno strumento che possa predire con certezza una probabile ricaduta, cioè una riacutizzazione della malattia, dopo trattamento medico o intervento chirurgico. Le complicanze di una malattia possono essere definite dagli eventi che ne rendono più complesso e fastidioso l'andamento clinico. Nella malattia di Crohn si possono verificare sia delle complicanze intestinali sia complicanze extraintestinali.
La vita di un atleta professionista è già piuttosto dura, possiamo solo immaginare cosa voglia dire allenarsi duramente ogni giorno nonostante il dolore, nonostante il corpo non risponda come vorresti.
"Spero che la mia vittoria possa essere d'ispirazione a tanti - ha dichiarato Katheleen Baker al termine della competizione - Ci sono state volte in cui ho pensato di non farcela. Ma poi mi dicevo: 'Starò meglio e nuoterò bene'. Un desiderio che si è avverato, nel miglior modo possibile".