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Vaccino

Secondo una recente indagine, la vaccinazione non sembra accentuare la patologia di base, ma i dati attuali impediscono di arrivare a conclusioni definitive

Groningen (PAESI BASSI) – Le persone affette da malattie reumatiche infiammatorie autoimmuni hanno un rischio maggiore di infezioni prevenibili con il vaccino e complicanze associate. In alcuni sottogruppi di questi pazienti, infatti, la vaccinazione potrebbe essere meno efficace e portare a un'esacerbazione della malattia di base. Un gruppo internazionale di ricercatori, fra i quali il prof. Raffaele D'Amelio, del Dipartimento di Medicina Clinica e Molecolare dell'Università La Sapienza di Roma, ha effettuato una revisione sistematica della letteratura (dall'ottobre 2009 all'agosto 2018) sull'efficacia, l'immunogenicità e la sicurezza della vaccinazione in pazienti adulti con malattie reumatiche infiammatorie autoimmuni, compresi quelli sottoposti a terapia immunomodulante.

L'obiettivo dello studio, pubblicato sulla rivista RMD Open, era fornire una base per le ultime raccomandazioni dell'EULAR (European League Against Rheumatism), l'organizzazione che riunisce tutte le società europee di reumatologia. Dal 2011, quando è stata pubblicata la prima versione delle raccomandazioni EULAR, la quantità di evidenze disponibili è infatti aumentata enormemente, e ciò ha richiesto un aggiornamento delle linee guida, al fine di aiutare i medici, gli infermieri e gli altri operatori sanitari che nella pratica clinica quotidiana si sentono spesso rivolgere delle domande su questo argomento. I dati sull'incidenza e la prevalenza delle infezioni prevenibili con il vaccino nei pazienti con malattie reumatiche infiammatorie autoimmuni sono stati presentati in una pubblicazione separata.

I vaccini esaminati dallo studio sono stati quelli per influenza, pneumococco, epatite A, epatite B, tetano, herpes zoster, febbre gialla, papillomavirus umano ed encefalite da zecche. “Un punto di forza dell'approccio utilizzato, rispetto alla revisione sistematica della letteratura del 2011, è la chiara separazione tra efficacia e immunogenicità della vaccinazione, che consente una corretta interpretazione dei dati da parte dei lettori”, hanno spiegato gli esperti. “Nel valutare i diversi vaccini, le prove di efficacia, definita come la capacità di un vaccino di prevenire l'infezione, sono state considerate di qualità superiore rispetto alle prove di immunogenicità, che si riferiscono alla capacità dei vaccini di indurre risposte immunitarie umorali o cellulari”.

Sebbene dal 2011 la quantità di prove disponibili sia considerevolmente cresciuta, studiare la sicurezza della vaccinazione nei pazienti con malattie reumatiche infiammatorie autoimmuni rimane una sfida. Infatti, nonostante sia stato incluso un gran numero di studi scientifici, per alcune di queste patologie il numero di pubblicazioni è ancora molto limitato: la maggior parte delle ricerche sono state condotte su pazienti con artrite reumatoide e lupus eritematoso sistemico.

La maggior parte dei vaccini studiati si sono rivelati efficaci e immunogeni, anche se alcuni sono risultati meno efficaci rispetto ai soggetti di controllo sani, o in pazienti che assumevano agenti immunosoppressori. Per quanto riguarda la sicurezza della vaccinazione nella popolazione affetta da malattie reumatiche infiammatorie autoimmuni, sono stati valutati sia il verificarsi di eventi avversi che l'influenza della vaccinazione sulla malattia sottostante. Gli eventi avversi della vaccinazione sono stati generalmente lievi e i tassi di incidenza erano comparabili a quelli delle persone sane. La vaccinazione, inoltre, non sembra aver portato ad un aumento nell'attività della malattia sottostante, ma l'insufficiente potenza statistica della maggior parte degli studi ha impedito di arrivare a conclusioni definitive. La vaccinazione, infatti, non ha provocato danni significativi nella stragrande maggioranza degli studi inclusi, ma questi erano troppo limitati o non adeguatamente progettati per essere in grado di rilevare il verificarsi di eventi avversi rari.

La ricerca in letteratura ha cercato di chiarire anche l'effetto della vaccinazione nei familiari dei pazienti con malattie reumatiche infiammatorie autoimmuni (compresi i neonati) rispetto alla comparsa di infezioni prevenibili con il vaccino, ma non sono stati trovati studi pertinenti. Pertanto, ci si è affidati al parere degli esperti, i quali hanno incoraggiato i familiari dei pazienti a vaccinarsi secondo quanto previsto dalle linee guida nazionali, con l'eccezione del vaccino orale contro la poliomielite. Un'altra raccomandazione è quella di evitare vaccini vivi attenuati durante i primi 6 mesi di vita nei neonati di madri trattate con farmaci biologici durante la seconda metà della gravidanza.

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