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Una ricerca promossa da Abbott e condotta da Doxa Pharma analizza le sfide quotidiane affrontate dalle persone con diabete e l’impatto della malattia sul vissuto quotidiano, tra monitoraggio e autocontrollo, adesione alle terapie e desiderio di libertà

Il 10 marzo sono stati presentati a Milano, nel corso di una conferenza stampa, i risultati di una ricerca quali-quantitativa su persone con diabete in Italia, Francia e Germania. L’obiettivo di questa indagine, promossa da Abbott e realizzata da Doxa Pharma, è quello di valutare i bisogni insoddisfatti e gli aspetti chiave della gestione del diabete. La ricerca è stata condotta su un campione di 600 persone con diabete (Tipo 1 e Tipo 2 insulino trattati), con 200 partecipanti in ciascun paese.


Per oltre il 40% degli intervistati italiani, la gestione quotidiana del diabete è molto limitante per una serie di ragioni. Ai primi posti: dover tenere sotto controllo l’alimentazione (44%), dover assumere l’insulina (42%) e misurarsi la glicemia (29%).

“Negli ultimi 20 anni sono stati compiuti molti passi avanti nella cura di questa patologia – afferma Salvatore Caputo, Presidente Diabete Italia – nonostante ciò il diabete rimane una malattia che va ad incidere sulle abitudini e sul vissuto quotidiano di chi ne è affetto. Infatti, il paziente diabetico deve continuamente controllarsi sia rispetto alla propria alimentazione sia all’attività fisica svolta, oltre a dover instancabilmente porre attenzione ai livelli di glicemia attraverso un monitoraggio e un autocontrollo costante”.

Per quanto riguarda il monitoraggio e l’autocontrollo, cosa emerge dalla ricerca?
Si delinea la figura di persone fortemente consapevoli dei rischi del diabete, tuttavia poco aderenti al monitoraggio glicemico: la maggioranza del campione sa che testarsi è importante, ma il 71% lo fa al massimo 3 volte al giorno; tra i motivi principali: la noia (28%), la limitazione alla libertà (25%), lo stress (25%).
Inoltre il 47% degli intervistati percepisce la puntura del dito come un ostacolo al controllo regolare della glicemia.

“Ad oggi – sottolinea Caputo - il livello di controllo glicemico non è soddisfacente e questo espone le persone con diabete a crisi ipo e iperglicemiche che, a loro volta, comportano il ricorso alle strutture ospedaliere, con un notevole impatto sui costi del sistema sanitario nazionale. Senza dimenticare lo sviluppo di complicanze croniche come la retinopatia, la neuropatia, la nefropatia e le malattie cardiovascolari”.
Nella ricerca, infatti, le persone con diabete hanno riferito di aver avuto in media 10 crisi ipoglicemiche e 14 crisi iperglicemiche negli ultimi 12 mesi, e il 40% riporta di aver avuto almeno un accesso alle strutture ospedaliere. In Germania, dove il 49% dei pazienti si testa almeno 4 volte al giorno, solo il 24% ha fatto ricorso alle strutture ospedaliere.

“Nel nostro Paese la qualità di vita delle persone con diabete è molto migliorata a livello assistenziale, tuttavia molti sono i passi ancora da compiere per un corretto approccio alla gestione della malattia, soprattutto per quanto riguarda l’autocontrollo. Fondamentale al proposito è l’educazione terapeutica utile non solo a promuovere uno stile di vita sano e corretto della persona con diabete, ma anche a sottolineare il ruolo centrale dell’automonitoraggio della glicemia per un miglior controllo della malattia. Un aiuto, certamente, possono darlo anche nuove tecnologie e innovazioni che vengano incontro ai nostri bisogni” – afferma Egidio Archero, Presidente FAND (Associazione Italiana Diabetici).
Lo confermano anche i dati della ricerca, in cui il 69% degli intervistati è preoccupato di incorrere in episodi di ipo e iperglicemia per un malfunzionamento del glucometro, mentre il 46% afferma che la mancanza di controllo durante la notte risulta essere un problema.

“Sicuramente la strada da percorrere è una più attenta personalizzazione, ovvero rispondere alle esigenze del singolo paziente e, in questo senso, la tecnologia ci può dare una mano, attraverso sistemi di monitoraggio innovativi” – afferma Emanuele Bosi del Dipartimento  ”Endocrinologia e Diabetologia” Università Vita-Salute, S. Raffaele di Milano.

Quali sono a tal proposito le speranze degli intervistati? La maggioranza delle persone con diabete (oltre il 50%) si aspetta in futuro uno strumento che permetta loro di sentirsi maggiormente sotto controllo e più liberi.
Attualmente impegnata sul fronte dell’innovazione tecnologica per ottimizzare la gestione del diabete, Abbott sta sviluppando una nuova tecnologia di sensori che utilizza l’AGP, Ambulatory Glucose Profile, un sistema di elaborazione e lettura della glicemia che, con un’interfaccia user-friendly, permette un’immediata comprensione dei dati relativi all’andamento glicemico giornaliero. Il lancio in Europa di questa nuova tecnologia è previsto entro la fine del 2014.

“L’AGP e l’innovativa tecnologia dei sensori di Abbott consentiranno un più avanzato approccio sistematico e rappresenteranno la prossima nuova frontiera nella gestione del diabete. Siamo di fronte ad una svolta epocale nella terapia del diabete che ci consentirà di controllare meglio la patologia che rappresenta ancora un problema di salute pubblica non risolto”- conclude Bosi.

 

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