Lo avrebbe dimostrato uno studio canadese, secondo il quale il metodo è in grado di aumentare il metabolismo del glucosio
Uno studio canadese, pubblicato su Archives of Neurology ha dimostrato che un dispositivo che invia impulsi elettrici continui a specifiche regioni “memoria” del cervello sembra aumentare l'attività neuronale di persone con lieve sospetto di malattia di Alzheimer (AD).
Questo metodo è denominato stimolazione cerebrale profonda (DBS – deep brain stimulation) ed è attualmente utilizzato per pazienti con morbo di Parkinson e depressione. In questa ricerca il dispositivo che invia continui impulsi elettrici al cervello è stato impiantato su sei pazienti con sospetto di Alzheimer. Un anno ed un mese dopo il team di ricercatori ha eseguito le scansioni PET in grado di rilevare cambiamenti nel metabolismo delle cellule cerebrali di glucosio ed hanno rilevato un aumento nel metabolismo del glucosio, indicatore di attività neuronale, nei pazienti affetti da lievi forme di AD.
Secondo i dati raccolti dai ricercatori gli aumenti sono maggiori rispetto a quelli riscontrati in pazienti che hanno assunto i farmaci attualmente in commercio per combattere la progressione dell' Alzheimer.
I ricercatori hanno osservato un aumento di circa il 15/20 per cento nel metabolismo del glucosio dopo un anno di continua stimolazione. E’ stato inoltre notato un aumento della connettività nei circuiti cerebrali associati alla memoria. Gli aumenti sono stati osservati, in misura maggiore, in pazienti con risultati migliori in cognizione, memoria e qualità della vita.
L’utilizzo del processo di DBS in pazienti con Alzheimer è stato tentato dopo che il metodo è stato testato per il trattamento dell’obesità. La procedura, utilizzata per identificare le regioni del cervello coinvolte nella soppressione dell'appetito ha inaspettatamente portato anche aumenti significativi nella memoria.
La stimolazione cerebrale profonda (DBS) richiede l'impianto (tramite intervento chirurgico) di un pacemaker cerebrale, che invia impulsi elettrici a parti specifiche del cervello. In questo caso gli impulsi sono diretti al fornice, un frammento di nervo fondamentale nei circuiti cerebrali di memoria.
I sei pazienti che si sono prestati alla ricerca sembrano aver riportato pochi effetti collaterali in seguito a tale terapia. Altro raggiungimento importante è che, in seguito alla DBS, i pazienti hanno subito un'inversione nel rallentamento del metabolismo del cervello che viene solitamente causato dall' AD.
"Il nostro studio ha coinvolto solo sei persone e deve essere replicato su scala più ampia, ma non c'è al momento un altro trattamento per l'AD che mostri tali effetti promettenti sulla funzione del cervello", ha detto il primo autore dello studio Gwenn Smith.
La Dott. Smith, oltre ad essere Professoressa presso il Dipartimento di psichiatria e scienze comportamentali presso la John Hopkins University School of Medicine e Direttrice della Divisione di Psichiatria e Neuropsichiatria Geriatrica presso il John Hopkins Bayview Medical Center, è un'autorità nel campo della mappatura del metabolismo del glucosio del cervello nell' invecchiamento e nelle malattie psichiatriche.
La Dott.Smith ha affermato che nonostante i miglioramenti, ci vorranno però ancora decenni di ricerca per chiarire le cause che portano l'Alzheimer ad insorgere e per individuare trattamenti che ne arrestino la progressione.