Il farmaco gantenerumab, un anticorpo monoclonale sviluppato dalla ditta farmaceutica Roche, potrebbe rappresentare una nuova via terapeutica per la malattia di Alzheimer. È stato infatti recentemente avviato uno studio allo scopo di verificare gli effetti del medicinale su un gruppo di individui che, per familiarità o per diagnosi precoce, si ritiene possano essere a rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer nel corso della loro vita.
Lo studio, condotto da 60 istituti di ricerca a livello mondiale (8 dei quali situati in Italia), è stato intrapreso a seguito dei risultati ottenuti da precedenti sperimentazioni precliniche, effettuate su modelli di topo e su materiale da autopsia, in cui il farmaco avrebbe dimostrato di essere in grado di ridurre l'accumulo di beta-amiloide, responsabile della formazione di placche che danneggiano i neuroni deputati alla memoria.
Queste sono state le parole del professor Massimo Franceschi, direttore della divisione di neurologia dell’Ospedale di Castellanza, Multimedica: “I malati sono stati scelti in base a criteri oggettivi, primo fra tutti la perdita di memoria confermata dai test. Poi i candidati sono stati sottoposti a una risonanza magnetica specifica e in seguito a rachicentesi. La sperimentazione prevedeva anche l’esecuzione di un test sulle placche amiloidi, ma le nostre istituzioni sanitarie non hanno ancora approvato questo tipo di esame”.
Secondo Franceschi, il farmaco non mostrerebbe significativi effetti collaterali. “La molecola impiegata, che supera la barriera ematoencefalica - spiega il professore - colpisce la proteina beta-amiloide, staccandola dal cervello e gettandola nel sangue come spazzatura da eliminare”.
Per affermare con certezza la validità dello studio si dovrà attendere di verificare la stabilità della memoria nei pazienti dopo un periodo di tempo di almeno 2 anni.