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Grande riscontro di pubblico al convegno a più voci, perché “la malattia di Alzheimer non può e non deve essere affrontata da soli”

Si è celebrata il 21 settembre scorso la XXI Giornata Mondiale Alzheimer. Istituita nel 1994 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e Alzheimer’s Disease International (ADI), ha rappresentato il culmine del Mese Mondiale Alzheimer, ideato tre anni fa da ADI per meglio contrastare l’emarginazione sociale legata alla malattia. La Federazione Alzheimer Italia, rappresentante di ADI per il nostro Paese, ha organizzato numerose iniziative in molte città italiane che si sono affiancate agli eventi in programma in tutto il mondo.

In particolare ha registrato grande riscontro di presenze, sia di familiari che di malati che di operatori del settore, il convegno scientifico in chiave divulgativa “Capire e rispondere ai comportamenti del malato di Alzheimer”, organizzato a Milano in collaborazione con ASP Golgi-Redaelli, Fondazione Golgi Cenci e UNAMSI (Unione Nazionale Medico Scientifica di Informazione).

Obiettivo: far conoscere la malattia e capire cosa significa affrontare e gestire la vita a fianco di una persona malata.

“La base solida su cui si fonda il convegno e il messaggio che contestualmente abbiamo trasmesso a tutti i presenti è l'importanza della collaborazione e la necessità della sinergia. Una collaborazione tra enti, associazioni, famiglie, operatori, studiosi, istituzioni, giornalisti. Una sinergia che è dimostrazione della realtà: la malattia di Alzheimer non può e non deve essere affrontata da soli”. Questo il commeno delle protagoniste dei lavori: Silvia Vitali, geriatra responsabile aziendale per l'ASP Golgi-Redaelli dell'area Cure delle Demenze e della malattia di Alzheimer, e Gabriella Salvini Porro, presidente della Federazione Alzheimer Italia.

L'intervento di apertura del convegno “Un approccio centrato sulla persona per comprendere il comportamento del malato” è stato affidato a Murna Downs, prof.ssa in Studi sulla Demenza all’Università di Bradford UK e responsabile del Bradford Dementia Group per l’attività di ricerca e di formazione nel campo della qualità della cura per la persona con demenza.

L'intervento ha permesso di individuare i concetti chiave dell'approccio centrato sul malato come base fondamentale per comprenderne il comportamento.

Tra i numerosi problemi che caratterizzano l'evoluzione della malattia di Alzheimer, infatti, i disturbi del comportamento sono quelli che maggiormente generano stress per il carer e per la famiglia, aumentano il carico assistenziale e contribuiscono in maniera determinante alla decisione di istituzionalizzare il malato. La possibilità di identificare precocemente questi disturbi, associata a un'adeguata informazione-educazione per la loro corretta gestione, può contribuire a migliorare l'assistenza del malato, a ridurre i motivi di stress e di carico assistenziale e di conseguenza a mantenere il malato all'interno del nucleo familiare.

Dalle stesse premesse è partito l'intervento di Barbara Manni, geriatra del Centro Disturbi Cogniti dell’ASL di Modena, dal titolo “Intervenire al domicilio nelle emergenze comportamentali: il modello della Geriatria territoriale Modenese”. Rilevando che in Italia l’80% delle persone affette da demenza vivono in casa, Manni ha illustrato il Programma Aziendale Demenze di Modena dal 2011 che ha come obiettivo primario quello di fornire un servizio psicogeriatrico territoriale di facile e rapido accesso nelle emergenze comportamentali.

La prima parte del convegno si è conclusa con la premiazione dei vincitori della terza edizione del Premio giornalistico “Alzheimer: informare per conoscere - cura, ricerca, assistenza”, indetto dalla Federazione Alzheimer e UNAMSI per promuovere la più sensibile, corretta e completa informazione sulla malattia di Alzheimer.

I lavori della mattinata sono stati coordinati dai due geriatri Antonio Guaita (direttore della Fondazione Golgi Redaelli di Abbiategrasso) e Antonio Grillo (direttore medico dell'Area Servizi Socio-Sanitari dell’Istituto Redaelli di Milano) mentre la seconda parte del convegno è stata presieduta da Teresa Suardi (direttore medico dell'Area Riabilitativa dell’Istituto Redaelli di Milano) e Mauro Colombo (responsabile della Programmazione e Coordinamento dell’Attività Scientifica dell’ASP Golgi Redaelli).

Gli interventi del pomeriggio della psicologa Roberta Vaccaro (“Il familiare di fronte ai problemi del comportamento del malato: intervento sulla competenza e la consapevolezza in un Nucleo Alzheimer”) e della geriatra e psicologa Carla Gandolfi (“Risposta all’emergenza comportamentale: la creazione di letti dedicati nell’esperienza del Nucleo Alzheimer dell’Istituto Piero Redaelli di Milano”), entrambe dell’ASP Golgi Redaelli, hanno esemplificato il sostegno alla famiglia sia sul piano della competenza del caregiver nell'affrontare le problematiche comportamentali, sia sul piano organizzativo con il ripensamento di servizi esistenti. Ad Antonino Frustaglia (direttore medico dell'Area Servizi Socio-Sanitari dell'Istituto Redaelli di Vimodrone) sono state affidate le conclusioni.

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