Sabato 10 marzo alle 17:30 presso lo spazio We Mi Venini (via Venini 83) si terrà un incontro dal titolo 'Tu mi turbi. Riflessioni aperte sulla sessualità e l’affettività nella disabilità' aperto al pubblico che aspira a raccogliere esperienze, dubbi, idee e soluzioni concrete per facilitare il diritto di accesso all’incontro sociale e alla relazione affettivo-sessuale nelle disabilità.
La sessualità è tra i propulsori più potenti per la crescita personale, lo sviluppo della personalità e delle relazioni sociali. In quanto tale, lo sviluppo della sessualità dovrebbe essere uno degli obiettivi centrali nei supporti sociali forniti alle persone con disabilità, ma il tema, che ciclicamente riemerge dal “silenzio”, sembra riproporre sempre possibilità, ma anche tante paure.
“Riflettere su sessualità e affettività delle persone con disabilità vuol dire non considerare le persone disabili in quanto portatrici di un corpo malato, medicalizzato, negato e oggetto di cura, ma come soggetto di desiderio.
Ma vuol dire anche rompere il silenzio dietro cui si nascondono pregiudizi e tabù: le persone disabili, infatti, sono spesso considerate infantili o asessuate. Sarà forse una conseguenza del fatto che tra gli atteggiamenti più diffusi nei confronti delle persone disabili vi è il pietismo o compassione, che porta con sé appunto l’infantilizzazione della persona”, spiega Emanuele Bana, presidente di COMIN.
Finché l’affettività è la sessualità continueranno a essere pensate come scomode e a turbare se riferite alle persone disabili, il loro diritto alla sessualità continuerà a essere taciuto, omesso o addirittura rimosso.
I diritti sessuali di ogni essere umano devono essere rispettati, protetti e soddisfatti perché si possa raggiungere e mantenere la salute sessuale. Ma se entriamo nel merito del ruolo che assume la relazione sessuale e affettiva nella vita di persone con disabilità, affiorano ancor di più silenzi, tabù, turbamenti sociali molto profondi e radicati: un disabile si innamora? Si masturba? Può avere un rapporto sessuale completo? Può decidere da solo? Chi decide per lui? L’assistenza sessuale è prostituzione? È una costrizione? Un disabile può essere omosessuale?
Continua Emanuele Bana: “Se nel pensiero comune sesso e disabilità è un binomio che non esiste, la nostra esperienza quotidiana a contatto con i disabili, minori e adulti, e con le loro famiglie ci dice che non è assolutamente così. Gli educatori di COMIN che in supervisione riportano i vissuti delle famiglie testimoniano uno spaccato che ha tante sfaccettature: dalla madre che in un momento di sfogo ammette di dover gestire le pulsioni sessuali del figlio disabile praticandogli la masturbazione a chi per contro lascia intendere che ‘i panni sporchi si lavano in famiglia'”.
La serata di riflessione organizzata da COMIN ha da una parte l’obiettivo di offrire un’informazione più consapevole sulla disabilità, dall’altra quello di affinare gli strumenti che favoriscono un cambiamento culturale verso la ricerca di soluzioni concrete. Ovvero verso il pieno riconoscimento del diritto alla sessualità e all’affettività delle persone con disabilità.
L’incontro è realizzato nell’ambito del progetto “Fuoriclasse: quando l’eccellenza è l’inclusione sociale” finanziato dalla Morgan Stanley International Foundation.