Il 25 marzo alle ore 10, presso il Ministero della Salute (Lungotevere Ripa, 1) a Roma, si terrà la Presentazione del documento sulle più recenti e validate acquisizioni scientifiche sulla CFS (Sindrome da Fatica Cronica) da parte dell’Age.na.s. (Agenzia Nazione per i Servizi Sanitari Regionali) su un progetto strategico del Ministero della Salute sulla Medicina di genere.
Il documento sulla Sindrome da Fatica Cronica (CFS) è opera di un gruppo di lavoro multidisciplinare, coordinato dall’Agenzia Nazione per i Servizi Sanitari Regionali (Age.na.s), coordinato dal Prof. Bruno Rusticali all’interno di un progetto del Ministero della Salute. Il testo è composto da poco più di 200 pagine, è inteso a facilitare la diagnosi clinica e si basa sulla medicina di genere come strumento strategico per la sanità pubblica. È specificatamente interessato alla salute delle donne, soggetti particolarmente colpiti da questa patologia difficile da diagnosticare. Si vuole così colmare una lacuna importante dell’assenza delle istituzioni lamentata da molti pazienti, ed essere un punto di riferimento per medici, malati e familiari.
Si tratta di un’esposizione sullo stato dell’arte delle conoscenze in materia di CFS sulla base di un autorevole e ampia ricerca che, dopo un’introduzione e una chiarificazione della metodologia utilizzata, affronta in successivi capitoli la definizione di caso e l’inquadramento (con anche le diagnosi differenziali, e un’indagine sui fattori socio-culturali e quelli epidemiologici in Italia), i fattori predisponenti e i meccanismi fisiopatologici (con analisi degli aspetti genetici, dei fattori immunologici, delle disfunzioni del sistema neuroendocrino e dei disturbi cognitivi) e le forme secondarie e il trattamento (con i rapporti con la post-esposizione a tossici ambientali e/o alimentari, la sindrome da fatica cronica post—infettiva, la fatica correlata ai tumori, le eventuali problematiche psichiatriche, le terapie).
A questo gruppo di lavoro multidisciplinare hanno partecipato alcuni dei maggiori esperti italiani in materia, tra cui:
- il Prof. Umberto Tirelli Direttore, Dipartimento di Oncologia Medica, Primario della Divisione di Oncologia Medica dell’Istituto Nazionale Tumori di Aviano (Pordenone), primo in Italia a studiare questa patologia
- il Prof. Eligio Pizzigallo (Direttore Clinica Malattie Infettive G. D’Annunzio, Università degli Studi di Chieti)
- la Dr.ssa Laura Bazzichi (U.O. di Reumatologia dell’Università degli Studi di Pisa)
- il Dr. Lorenzo Lorusso (U.O. di Neurologia, Azienda Ospedaliera M. Mellini di Chiari–Brescia)
- la Prof.ssa Enrica Capelli (Dipartimento di Genetica e Microbiologia dell’Università di Pavia)
- la Dr.ssa Raffaella Michieli (Responsabile Area Salute della Donna della Società Italiana di Medicina Generale)
- la Dr.ssa Giada Da Ros rappresentante della CFS Associazione Italiana di Aviano Pordenone Onlus www.stanchezzacronica.it)
- la Sig.ra Roberta Ardino dell’ Associazione Malati di CFS Onlus, www.associazionecfs.it)
In base ai diversi studi condotti negli Stati Uniti, sia a San Francisco che a Seattle ed in diverse città americane, si stima che negli Stati Uniti vi siano circa un milione e mezzo di persone che hanno una patologia simile alla Sindrome da Stanchezza Cronica, pertanto si può calcolare che in Italia vi siano circa 200-300.000 casi di CFS.
“La CFS colpisce soprattutto i giovani - ha dichiarato il Prof. Tirelli - e lascia spesso per molti anni una situazione così grave dal punto di vista fisico che impedisce a tutti coloro che ne sono affetti di continuare a lavorare o a studiare. Purtroppo per ora non vi è alcun farmaco in grado di guarire definitivamente la malattia, anche se spesso i pazienti possono trarre dei benefici da interventi farmacologici (antivirali, corticosteroidei, immunomodulatori, integratori, ecc.) e da modifiche dello stile di vita, portando anche qualcuno alla guarigione e un discreto altro numero a miglioramenti significativi della sintomatologia. La speranza di tutti è quella di aver tracciato attraverso questo progetto un nuovo percorso per affrontare con strumenti più adeguati le richieste dei malati che si trovano spesso in condizioni di grave, e fin’ora spesso misconosciuta, invalidità, e soprattutto che la patologia venga riconosciuta da tutti i medici, i cui rappresentanti parteciperanno alla conferenza, con gli ovvi vantaggi per i pazienti che tra l’altro saranno presenti con le loro associazioni.
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