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Con il direttore della Banca del Cordone di Cagliari facciamo il punto sulla donazione di cellule staminali ematopoietiche

“Donare il sangue cordonale è un grande gesto di solidarietà verso chi soffre. Per le donne e per il loro bambino non c’è alcun rischio. Per chi riceve, spesso persone con leucemie acute che non trovano un donatore di midollo compatibile, è una grande opportunità di sopravvivenza immediatamente utilizzabile”. Così il dottor Marino Argiolas, direttore della Banca del Cordone di Cagliari, ormai pronta a diventare la 19esima banca operativa in Italia, spiega il valore della donazione del cordone. Con lui facciamo il punto sui vantaggi dell’utilizzo delle cellule staminali cordonali e sulle diverse tipologie di donazione di cellule ematopoietiche attualmente in uso.

Intanto chiariamo un dubbio, a volte si parla di sangue cordonale, altre di sangue placentare, c’è differenza?
È la stessa cosa, cordone e placenta sono di fatto attaccati e le cellule staminali ematopoietiche che vengono prelevate finiscono in un unico gruppo di banche, che da un anno in Italia sono riunite in un network coordinato dal centro nazionale del sangue.
Ci sono dei vantaggi nell’utilizzo delle cellule del sangue cordonale rispetto a quelle del midollo?
Si, almeno tre. Il primo è il fattore tempo. Circa il 30 per cento delle persone nelle liste d’attesa per un trapianto di ematopoietiche sono affette da una leucemia acuta e non trovano un midollo compatibile. Per loro il tempo è un fattore critico. Il vantaggio delle cellule staminali cordonali è che sono pronte immediatamente: una volta bancate, e questo avviene entro poche ora dal parto, sono subito a disposizione del centro trapianti che ne faccia richiesta.
Per il midollo, invece, i tempi sono considerevolmente più lunghi: tra l’individuazione del donatore compatibile e l’utilizzo possono passare dai 4  ai 7- 8 mesi. Questo perché una volta individuato il donatore compatibile bisogna chiamarlo di nuovo, sottoporlo ad altre visite e poi prepararlo all’ intervento in anestesia generale sottoponendo il donatore ad una serie di esami.
Le cellule staminali cordonali invece, una volta individuato il possibile ricevente, possono essere subito usate.
Se non si trova un midollo compatibile perché dovrebbe trovarsi un cordone che lo sia?
Proprio questo è il secondo vantaggio, è dimostrato, infatti, che il tipo di compatibilità richiesta per poter eseguire con successo un trapianto di cellule ematopoietiche da cordone è inferiore alla compatibilità richiesta per il trapianto di cellule del midollo. Ciò vuol dire che un’unità di sangue cordonale è potenzialmente utile per una platea più vasta di pazienti.
E il terzo vantaggio?
Riguarda la riuscita stessa del trapianto. Uno dei fattori che possono mettere in pericolo la vita del paziente trapiantato è la reazione contro l’ospite (Graft versus Host Disease – GVHD). Vari studi dimostrano che usando il sangue cordonale al posto delle cellule ematopoietiche del midollo il rischio di questo tipo di reazione si riduce.
Per chi volesse donare il cordone non ci sono rischi?
Assolutamente no. Donare il sangue prelevato dal cordone non interferisce con la gravidanza, non crea alcun fastidio alla madre né alcun rischio per il bambino. Si tratta solo di raccogliere, con determinate procedure, ciò che fino a qualche anno fa veniva gettato. Tutto quello che si richiede alla donna che vuole donare il cordone è leggere e firmare un modulo di consenso informato e di effettuare, nei giorni precedenti al parto, magari al momento del ricovero programmato, solo un prelievo di sangue in più per effettuare dei controlli previsti dalla legge, che dovranno essere ripetuti entro 12 mesi assieme alla verifica da parte del pediatra di base dello stato di salute del bambino.  
Per donare le cellule staminali da sangue cordonale occorre un parto, chi invece volesse donare il midollo che opzioni ha a disposizione?
Oltre alla donazione del sangue cordonale ci sono due diverse modalità di donare cellule staminali ematopoietiche. Una è quella classica del prelievo di midollo osseo. È una procedura che richiede l’anestesia, e dunque una precedente visita anestesiologica oltre ad altri controlli clinici.  Le cellule del midollo vengono prelevate dalle ossa del bacino, ed è una procedura che può un po’ spaventare, anche se l’anestesia evita alcun dolore. Oggi però c’è anche un secondo modo, meno invasivo, la donazione delle cellule staminali emopoietiche con separatore cellulare (aferesi).
È un procedimento  che non richiede anestesia, solo una precedente preparazione del paziente. Questo, infatti, deve essere sottoposto, con delle iniezioni, ad una stimolazione del midollo. Dopo di che si procede in maniera simile ad una donazione di piastrine da aferesi, prelevando da una vena del braccio il sangue intero. Grazie al separatore cellulare vengono separate le cellule staminali e reimmesso nell’altra vena il sangue prelevato. Il tutto in due ore di procedura.

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