Il rischio di contrarre il citomegalovirus congenito è più alto in gravidanza perchè in quel periodo della vita, si è più suscettibili a contrarre un’infezione. Se ad esempio la gravida ha un figlio che va all’asilo, il bimbo può facilmente trasmettere alla mamma sieronegativa (cioè che non ha anticorpi anti-CMV) il CMV, anche in presenza di una bassa carica virale.
Nel 40% dei casi l'infezione viene trasmessa dalla mamma al feto. Da qui si calcola che un bambino su cento venga colpito dal CMV e che almeno il 10 per cento avrà dei sintomi in seguito. Ciò significa che circa il 50 per cento di chi ha delle conseguenze dell’infezione evidenziabili alla nascita, presenta problemi neurologici come microcefalia e difetti di sviluppo cerebrali, che possono condurre a una sindrome spastica, problemi alla vista e all’udito (è infatti la principale causa di sordità neonatale), e ritardo psicomotorio. Altre malattie importanti possono riguardare i pomoni, il fegato e l’apparato gastroenterico.
Dei bambini privi di sintomi alla nascita, almeno un altro 10% presenterà conseguenze cliniche in seguito.
(Risposta a cura della Redazione di Osservatorio Malattie Rare)
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