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Secondo i dati presentati alla XIV European AIDS Conference di Bruxelles, in Europa il numero di individui che sono stati infettati da un ceppo farmacoresistente di HIV sarebbe aumentato, dal 2003 ad oggi, di circa il 35%.
L’insorgenza di una farmacoresistenza trasmessa è causa di complicazioni nella terapia antiretrovirale, a cui i pazienti vengono sottoposti.
Inoltre, come riportato da Pharmastar, sebbene la European AIDS Clinical Society e molte linee guida nazionali raccomandino un test di farmacoresistenza prima di iniziare la terapia antiretrovirale, il test non viene sempre eseguito.

I pazienti che iniziano il trattamento, senza essere consapevoli della propria farmacoresistenza, potrebbero andare incontro ad un risultato deludente, in quanto potrebbero non riuscire a sopprimere il virus e addirittura sviluppare un’ulteriore resistenza agli antiretrovirali usati in prima linea.
Inoltre, nei contesti in cui le opzioni terapeutiche sono poche, la farmacoresistenza trasmessa può limitare pesantemente la scelta della prima e della seconda linea di trattamento.

In più, un virus farmacoresistente può essere trasmesso ad altri, specie quando gli individui infettati da questo virus hanno una carica virale molto elevata.

Secondo i risultati presentati dalla dott.ssa Anna Schultze dello University College di Londra, i pazienti residenti nel Nord Europa e nell’Europa occidentale avrebbero una probabilità significativamente maggiore di essere sottoposti ai test per individuare la farmacoresistenza  e una probabilità inferiore di risultare resistenti.

Al contrario, i Paesi dell’Est (Paesi non Ue) avrebbero mostrato una minore diffusione dei test di resistenza e una probabilità significativamente più alta di rilevare una resistenza nei pazienti testati.

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