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Il trattamento con blinatumomab, capostipite della classe degli anticorpi bispecifici (i cosiddetti BiTE), ha portato a ottenere una percentuale di risposta del 69% in un gruppo di pazienti con linfoma non-Hodgkin, in uno studio multicentrico tedesco di fase I pubblicato di recente sul Journal of Clinical Oncology.
Lo studio, in aperto e di dose-escalation, ha coinvolto 76 pazienti pesantemente pretrattati con linfoma non-Hodgkin recidivato/refrattario arruolati tra il 2004 e il 2011 presso 9 centri tedeschi di cui 14 con linfoma diffuso a grandi cellule B, 28 con linfoma follicolare, 24 con linfoma mantellare e 10 con altri sottotipi di linfoma non-Hodgkin.

Blinatumomab è un anticorpo monoclonale ricombinante a catena singola caratterizzato dalla presenza di siti di riconoscimento degli antigeni CD3, sulle cellule T, e CD19, sulle cellule B tumorali. La combinazione di questi siti di riconoscimento in un solo farmaco si traduce in una stimolazione dell’attività delle cellule T citotossiche e delle cellule T helper contro i linfociti B che esprimono CD19.

Nel dicembre 2014, la Food and Drug Administration ha concesso a blinatumomab l'approvazione accelerata per il trattamento dei pazienti affetti da leucemia linfoblastica acuta da precursori delle cellule B Philadelphia-negativa (Ph-), recidivata/refrattaria, sulla base dei dati di uno studio di fase II su 185 pazienti.

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