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La molecola è stata messa a punto da AstraZeneca: la prima target therapy approvata


Arriva un nuovo farmaco per la cura del tumore ovarico. Sarà presto disponibile in Italia olaparib: la terapia che agisce contro la mutazione del gene Brca, ribattezzata “mutazione Jolie” perché lo scorso anno ha portato l'attrice americana Angelina Jolie alla decisione di farsi asportare le ovaie per prevenire la formazione del tumore. Sviluppato da AstraZeneca, olaparib è la prima target therapy approvata per il trattamento di mantenimento delle pazienti con tumore ovarico in stadio avanzato positivo alla mutazione Brca. La nuova terapia ha dimostrato di aumentare significativamente la sopravvivenza media delle pazienti fino a oltre 11 mesi, riducendo inoltre il rischio di progressione di malattia o di decesso oltre l'80%.

Si stima che la mutazione Brca sia presente nel 15-25% delle pazienti con tumore ovarico. Ogni anno circa 250 mila donne si ammalano di tumore ovarico nel mondo, quasi 5 mila solo in Italia. Si tratta di un “killer silenzioso”, che provoca più di 140 mila morti ogni anno e che nel nostro Paese rientra tra le prime cinque cause di morte oncologica tra le donne fino ai 70 anni. “Olaparib rappresenta un'opzione terapeutica innovativa, che ha dimostrato di migliorare la storia naturale della malattia nelle pazienti con un tumore ovarico positivo alla mutazione Brca. Il suo arrivo - commenta Sandro Pignata, direttore del Reparto Uroginecologico dell'Istituto dei Tumori “Fondazione Pascale” di Napoli - deve essere accolto con entusiasmo, perché dimostra come la ricerca sia attiva e stia facendo passi da gigante anche nel campo del tumore ovarico, dove i farmaci biologici continuano a essere rari. La nuova terapia, inoltre, ha un impatto importante sui percorsi diagnostico terapeutici del tumore ovarico: i test molecolari assumono un ruolo più centrale, sia ai fini terapeutici, sia in ottica preventiva. I test permettono, infatti, di individuare la presenza di una mutazione nelle pazienti, offrendo loro un trattamento mirato, ma consentono anche di identificare i familiari a rischio all'interno di un percorso preventivo”.

Il tumore ovarico è considerato un “killer silenzioso”: i suoi sintomi vengono spesso ignorati e scambiati per disturbi minori. Ancora oggi il 75% dei casi viene diagnosticato in stadio avanzato, con un conseguente peggioramento della prognosi. Una diagnosi precoce porterebbe invece a un aumento delle possibilità di sopravvivenza. Quando il tumore è diagnosticato in uno stadio iniziale ed è ancora confinato alle ovaie, il 90% delle pazienti ha infatti probabilità di sopravvivere per più di cinque anni. Se la diagnosi viene fatta in stadio avanzato, le possibilità diminuiscono drasticamente, riducendosi fino al 27%.

Olaparib è il capostipite di una nuova classe di farmaci: i Parp inibitori, capaci di bloccare il poli-Adp-ribosio polimerasi (Parp), un enzima nucleare coinvolto in una serie di processi cellulari tra cui la riparazione dei danni al Dna e la morte cellulare programmata. Bloccando l'enzima Parp, il nuovo farmaco consente che il Dna, danneggiato dalla mutazione Brca, non venga riparato, contribuendo cosi' alla morte della cellulare tumorale e determinando una riduzione della dimensione del tumore o un rallentamento della sua crescita. “L'arrivo in Italia di olaparib rappresenta un grande passo in avanti per tutte le donne affette da tumore ovarico positivo alla mutazione Brca. I risultati ottenuti con questo nuovo farmaco segnano una svolta importante in termini di sopravvivenza per la storia clinica delle pazienti, riducendo il rischio di progressione della malattia di oltre l'80% ed olaparib è solo uno degli esempi dell'impegno di AstraZeneca nella ricerca di nuove soluzioni terapeutiche in oncologia. Le nostre sfide nel prossimo futuro si concentrano in particolare su aree ad alto livello di innovazione come l'immuno-oncologia. Siamo impegnati su vari filoni di ricerca con l'obiettivo di mettere a disposizione dei pazienti farmaci mirati in grado di garantire una maggior efficacia in termini di prolungamento di vita e una maggiore tollerabilità. In questa strategia va sottolineato il ruolo cruciale dell'Italia, Paese in cui vengono testate il 60% di tutte le molecole oncologiche dell'azienda”, ha spiegato Gilberto Riggi, direttore medico di AstraZeneca Italia.

L'arrivo della nuova molecola è stato salutato con piacere anche da Acto onlus-Alleanza contro il tumore ovarico. Organizzazione che ha sempre promosso i bisogni e le necessità delle donne interessate da questa patologia.

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