Il farmaco di Astra Zeneca ha mostrato la capacità di ridurre la massa di questo raro tumore, altri studi sono in corso
In un recente studio clinico di Fase II si è sperimentato un farmaco, Cediranib, come possibile trattamento di una rara tipologia di cancro conosciuta col nome di Sarcoma Alveolare delle Parti Molli (ASPS). I risultati di questo trial finanziato dal National Cancer Institute (NCI), organizzazione facente parte del National Institutes of Health (NIH), definiti incoraggianti, sono stati pubblicati online il 29 aprile 2013 nel Journal of Clinical Oncology.
Cediranib è un medicinale sviluppato da AstraZeneca, è già stato sperimentato contro altre forme di tumore maligno, come il carcinoma polmonare a grandi cellule, il cancro dei reni o quello del colon-retto, dimostrando diversi gradi di efficacia. Si spera ora che possa rappresentare una speranza anche per i pazienti colpiti da questo raro e aggressivo tumore.
Il Sarcoma Alveolare rappresenta, infatti, meno dell'1% dei sarcomi dei tessuti molli, quei tumori maligni che prendono origine dai tessuti connettivi e dall'apparato osteoarticolare. Questa rara forma di cancro, che colpisce prevalentemente individui di età compresa tra i 15 ed i 35 anni, è caratterizzata dallo sviluppo di nuovi vasi sanguigni che facilitano la rapida crescita della massa tumorale, mediante l'apporto di ossigeno e nutrimento, e la proliferazione di metastasi nei polmoni, nel cervello e nelle ossa. Dato che gli usuali trattamenti anticancro non si dimostrano efficaci nella cura dell'ASPS, la terapia solitamente raccomandata è quella chirurgica, ma non tutti i pazienti sono in grado di sopportare l'intervento operatorio a causa delle loro generali condizioni di salute o dell'eccessiva diffusione della malattia. Il tasso medio di sopravvivenza per gli individui affetti da forme metastatiche ed inoperabili di sarcoma alveolare è di 40 mesi.
Cediranib è un farmaco che funge da inibitore dei “recettori per il fattore di crescita vascolare endoteliale” (VEGFR), una classe di proteine che regola la crescita di nuovi vasi sanguigni. Nel recente studio del NCI, a 43 pazienti affetti da sarcoma alveolare metastatico è stata somministrata una dose orale giornaliera di 30 mg di Cediranib e, ad oggi, il tasso di risposta obiettiva (Objective Response Rate) risulta essere del 35%, ossia in 15 dei 43 pazienti è stata riscontrata una riduzione di più del 30% della massa tumorale. Altri 26 pazienti (60% del totale) hanno finora mostrato una stabilizzazione della malattia.
“È sorprendente osservare livelli così alti di decrescita tumorale in una forma di cancro per cui non risulta essere efficace nessuno dei trattamenti chemioterapici solitamente utilizzati nella cura dei sarcomi”, ha rilevato Shivaani Kummar, membro principale della squadra di ricercatori impegnata nello studio. “La nostra capacità di riunire pazienti affetti da ASPS provenienti da tutti gli Stati Uniti nella struttura clinica del NIH, ha reso possibile effettuare la sperimentazione di questo nuovo farmaco per la cura di una malattia così rara”.
Per cercare di comprendere il modo in cui Cediranib intervenga sul sarcoma alveolare ed identificare quei fattori che potrebbero essere utili alla formulazione di future terapie, sono state effettuate biopsie dei tumori prima del trattamento e durante la prima settimana di cura. Comparando questi due gruppi di campioni, i ricercatori hanno scoperto che i risultati delle biopsie svolte dopo l'inizio della terapia mostravano un basso livello d'espressione di due geni (denominati ANGPT2 e FLT1) fondamentali nello sviluppo di nuovi vasi sanguigni.
I risultati ottenuti sono stati talmente incoraggianti da spingere i ricercatori a svolgere un ulteriore studio su pazienti affetti da ASPS metastatico, allo scopo di confrontare l'efficacia di Cediranib con quella di un altro farmaco inibitore dei recettori VEGF chiamato Sunitinib, prodotto da Pfizer.