Secondo una notizia pubblicata da Pharmastar, nel corso dello European Cancer Congress di Amsterdam , il ricercatore francese Bernard Escudier dell'Institut Gustave Roussy di Villejuif ha presentato i risultati dello studio di fase II RAPTOR (RAD001 in Advanced Papillary Tumor Program in Europe), che dimostrerebbero l’efficacia del farmaco everolimus nel trattamento iniziale del carcinoma renale papillare metastatico.
Il carcinoma renale papillare rappresenta circa il 15% dei casi di tumore a carico dei reni, colpisce soprattutto gli uomini e, nella sua fase iniziale, quando è ancora confinato in un unica sede, si può intervenire chirurgicamente per asportarlo. Più complesso è l’intervento in caso di metastatizzazione. Diagnosticando il tumore e intervenendo precocemente si possono ottenere buoni risultati terapeutici ma, in caso contrario, la prognosi risulta spesso negativa. Esistono due tipi di cancro papillare, riconoscibili su base istologica. Il tipo I è la forma più comune che è caratterizzata da una lenta crescita, mentre il tipo II è molto più aggressivo e legato ad una prognosi sfavorevole.
Per il carcinoma renale papillare metastatico non esiste uno standard di cura e secondo quanto detto da Escudier “ vi sono pareri discordanti tra gli esperti circa la migliore strategia terapeutica per i pazienti affetti da tale forma tumorale”.
Everolimus è un farmaco antitumorale che agisce inibendo una particolare proteina detta mTOR (mammalian target of rapamycin) che regola i meccanismi fisiologici di crescita, proliferazione, motilità e sopravvivenza cellulare, la sintesi proteica e il processo di trascrizione cellulare. In caso di proliferazione tumorale, però, tale proteina può diventare “alleato” delle cellule cancerose, promuovendone la proliferazione incontrollata. Everolimus, inibendo l’azione di mTOR, rallenta la progressione della malattia.
RAPTOR è uno studio di fase II, multicentrico, in aperto a cui hanno partecipato 92 pazienti con carcinoma renale papillare metastatico di tipo I o II (provenienti da Francia, Germania , Italia, Spagna , Polonia e Regno Unito), che non erano stati sottoposti prima ad alcun trattamento sistemico.
I pazienti hanno assunto il farmaco Everolimus per bocca, una volta al giorno, alla dose di 10 mg, fino alla progressione della malattia o alla comparsa di una tossicità inaccettabile.
I campioni di tessuto prelevati dai pazienti sono stati analizzati, sia dai medici dei centri partecipanti allo studio, sia da un gruppo di esperti indipendenti, per verificare se il tumore si era diffuso oppure no.
Secondo le analisi PP (eseguite secondo protocollo), condotte dai ricercatori dei centri partecipanti, la sopravvivenza libera da progressione (PFS) a 6 mesi è stata del 59%, mentre la revisione da parte degli esperti indipendenti ha confermato il dato solo nel 35% dei pazienti.
Inoltre, il tempo di comparsa della progressione è stato stimato in 7,8 mesi secondo gli sperimentatori locali e in 3,9 mesi secondo quelli indipendenti. Almeno la metà dei pazienti era ancora viva a 20 mesi dal trattamento.
Escudier ha riferito che si sono ottenuti risultati simili anche nell’analisi intention to treat (ITT).
Gli effetti collaterali sono stati ben tollerati.
Queste le parole del primo autore dello studio Escudier: “questi risultati sono importanti e indicano che più della metà di questi pazienti ottiene un qualche beneficio dal trattamento con il farmaco”, che ha poi precisato "Anche se i risultati di questo studio di fase II sono incoraggianti, ci vorrebbe ora un trial di fase III per caratterizzare pienamente l'efficacia e il profilo di sicurezza di everolimus in questa popolazione di pazienti".
La forza di questa ricerca sta soprattutto nel fatto che rappresenta il primo studio prospettico ad aver valutato l'impatto di un farmaco mirato nei pazienti con carcinoma renale papillare e nel fatto che, secondo quanto dichiarato dalla portavoce della European Society For Medical Oncology (ESMO) Manuela Schmidinger, in questo lavoro, rispetto agli studi precedenti, sono stati inclusi nel campione solo i pazienti con i sottotipi papillari I e II.
Concludendo, nonostante la sperimentazione richieda ulteriori trials i risultati ottenuti sembrerebbero far ben sperare nell’utilizzo di Everolimus nella terapia del carcinoma renale papillare metastatico.