La sopravvivenza è favorevole, ma rispetto al primario è sei volte maggiore il rischio di mortalità
Nei giovani e negli adolescenti il tumore alla tiroide è più aggressivo quando è secondario. A dimostrarlo uno studio nato dalla collaborazione tra la Keck School of Medicine della University of Southern California e il Children’s Hospital di Los Angeles, pubblicato su "Cancer", che ha messo a confronto progressione, trattamento e sopravvivenza di tumori tiroidei primari e secondari.
In genere, le neoplasie che colpiscono la tiroide - una ghiandola ‘a farfalla’ nella parte anteriore del collo e responsabile di alcuni ormoni fondamentali - non presentano un alto grado di malignità e la strategia terapeutica, in molti casi risolutiva, è la rimozione della tiroide.
Nella fascia di età tra i 15 e i 39 anni quello tiroideo è una delle cinque forme di cancro più diffuse, che si manifesta per lo più come malattia primaria.
I tumori secondari (ovvero quelli nati da un tumore primario e localizzati in un organo o tessuto differente rispetto ad esso) sono, in genere, di piccole dimensioni e sono associati a una sopravvivenza superiore al 90%, pari a quella che si registra anche per le forme primarie. Tuttavia, i medici statunitensi hanno evidenziato delle differenze tra i due casi di neoplasia: dall’analisi di 41.062 pazienti – adolescenti o giovani adulti – ai tumori secondari è associata una mortalità 6 volte maggiore.
“Ci auguriamo che questo studio dia il via a ulteriori ricerche per indagare l’eventuale esistenza di cause biologiche, ambientali o associate a terapie anti-tumorali che giustifichino questa prognosi differente”, commentano i ricercatori.