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Il gruppo di lavoro di Giovanni Grignani dell’IRCCS di Candiolo (Torino) ha recentemente coordinato uno studio che ha valutato una nuova combinazione di farmaci a bersaglio molecolare nei pazienti affetti da osteosarcoma. Il lavoro è stato pubblicato su The Lancet Oncology.
I ricercatori hanno dapprima identificato alcuni oncogeni coinvolti nella proliferazione dell’osteosarcoma. Successivamente uno studio clinico ha sperimentato che il sorafenib può rallentare la progressione della malattia, in una significativa percentuale di pazienti privi di altre opzioni terapeutiche.
In seguito i ricercatori hanno compreso che la resistenza al sorafenib coinvolge un’altra via metabolica (mTOR), che può essere efficacemente inibita dall’utilizzo concomitante dell’everolimus. Grazie a questa osservazione, il gruppo di lavoro ha potuto realizzare un’innovativa esperienza di ricerca clinica di Fase 2. Un totale di 38 pazienti senza ulteriori prospettive terapeutiche hanno ricevuto una terapia con sorafenib ed everolimus ottenendo nella metà dei casi un buon controllo della malattia associato a un significativo miglioramento della sintomatologia dolorosa. I risultati migliori sono stati osservati nei pazienti il cui tumore esprimeva specifiche proteine, segno di attivazione delle vie metaboliche colpite dai farmaci utilizzati.

Nonostante la dimostrata efficacia della combinazione, lo studio non ha raggiunto l'endpoint primario, che era quello di avere sei mesi liberi dalla progressione della malattia per più del 50% dei pazienti.

Gli importanti risultati ottenuti non rappresentano ancora una cura definitiva per pazienti affetti da una malattia così aggressiva. Ciò nonostante questo lavoro aggiunge un ulteriore tassello alla conoscenza della biologia dell’osteosarcoma e della strategia di cura al servizio dei pazienti.

L'osteosarcoma (OS) è il tumore ad elevata malignità dell'apparato scheletrico, più frequente in età pediatrica e giovanile adulta.

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