Il Prof. Girolomoni (Verona) spiega i rischi dell’esposizione prolungata al sole
VERONA – Il melanoma, come è noto, è il più pericoloso fra i tumori cutanei ma è relativamente raro: colpisce 10-12 persone su 100.000 l’anno, in particolare dopo i 40 anni. Ma per chi si espone spesso ai raggi del sole non è l’unica minaccia, come ha spiegato all’Osservatorio Malattie Rare il Prof. Giampiero Girolomoni, Ordinario di Dermatologia dell’Università di Verona e Presidente SIDeMaST (Società Italiana di Dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle Malattie Sessualmente Trasmesse).
“Molto più comuni, anche se meno conosciuti, sono i tumori non melanoma, come la cheratosi attinica, il carcinoma basocellulare e il carcinoma squamocellulare: sono dieci volte più diffusi del melanoma”, chiarisce Girolomoni. “La cheratosi attinica, ad esempio, colpisce il 20-30% delle persone sopra i 70 anni, e non dev’essere trascurata perché può evolvere in carcinoma squamocellulare, che ha una malignità minore rispetto al melanoma, ma può creare vaste ulcere o perfino metastasi”.
Questi tumori si manifestano come dei noduli che si ulcerano, o come delle lesioni dure, squamose. “C’è sicuramente una componente genetica – continua Girolomoni – ma la causa di questi tumori è sempre l’esposizione prolungata ai raggi solari. È particolarmente colpito, dunque, chi per motivi di lavoro (contadini, muratori, pescatori) o ricreativi (sport all’aperto come vela, golf o tennis) sta sotto il sole, senza un’adeguata protezione, per lunghi periodi. I soggetti più a rischio sono quelli con carnagione e occhi chiari, lentiggini, e capelli biondi o rossi”.
Non a caso in Australia, dove la popolazione è di pelle molto chiara ed è sempre estate, si registra un’incidenza altissima. Ma i tumori della pelle sono in aumento in tutto il mondo: la causa è la moda di prendere il sole, iniziata dopo gli anni Sessanta e il boom economico. Fino all’Ottocento, infatti, l’ideale della bellezza femminile era la pelle candida, mentre l’abbronzatura era associata alle classi popolari che erano costrette a lavorare sotto il sole.
La novità terapeutica principale per la cura della cheratosi attinica è rappresentata dall’ingenolo mebutato, un gel in commercio da alcuni mesi, e rimborsato dal Sistema Sanitario Nazionale. “In sole 2-3 applicazioni – spiega Girolomoni – causa una reazione infiammatoria e garantisce un’alta efficacia. Precedentemente si usava la crioterapia con azoto liquido, il laser, o altri farmaci locali che però richiedevano applicazioni per lunghi periodi”.
La raccomandazione è di non trascurare la pelle: “Se notate qualcosa che vi incuriosisce o che non conoscete, fatevi controllare da un dermatologo, in particolar modo chi ha la pelle chiara e si espone spesso al sole, o chi nota la comparsa di nuovi nei dopo i 30-40 anni, specialmente se irregolari”.