Secondo la biotech americana Agenus, un vaccino potrebbe essere in grado di rallentare significativamente la progressione del glioblastoma multiforme, rispetto al solo trattamento standard. Si tratta di un vaccino attualmente in fase di sperimentazione clinica: il Prophage Series G-100 (HSPPC-96).
In particolare, i pazienti trattati con il vaccino hanno mostrato un incremento di quasi 18 mesi della sopravvivenza libera da progressione (PFS) mediana, che rappresenta un miglioramento del 160% rispetto al trattamento standard attuale (rappresentato dalla combinazione di radioterapia e temozolomide). La PFS con la cura standard è, infatti, di circa 7 mesi.
Un'analisi preliminare dello studio, presentata nel maggio scorso al congresso dell’American Association of Neurological Surgeons, aveva mostrato nei pazienti trattati col vaccino un aumento del 146% della PFS rispetto a quelli sottoposti al trattamento standard. I dati aggiornati confermano quindi il risultato positivo, con un ulteriore miglioramento.
Lo studio ha coinvolto in tutto 46 pazienti affetti da GBM di nuova diagnosi arruolati in otto centri negli Stati Uniti.
La PFS a 20 mesi è risultata del 64% e quella a 24 mesi del 20%. Invece, la sopravvivenza globale (OS) mediana è stata di 23,3 mesi (l’OS mediana con la terapia standard è di 14,6 mesi), con una sopravvivenza a un anno dell’85%. Il 50% dei pazienti è ancora vivo ed è tuttora seguito dai medici; inoltre, molti sono ancora vivi a più di 24 mesi dall’inizio dello studio.
"Questi nuovi risultati sono estremamente incoraggianti e certamente giustificano uno studio randomizzato di fase III" ha detto Andrew T. Parsa, autore principale dello studio e professore di neurochirurgia presso la Northwestern University Feinberg School of Medicine di Chicago.
Secondo il ricercatore, la mancanza di tossicità del vaccino, abbinata a un’adeguata selezione dei pazienti al fine di ottimizzarne l'efficacia, potrebbero far rientrare il prodotto tra le terapie fortemente innovative, in grado di rappresentare un progresso terapeutico fondamentale per i pazienti di GBM di recente diagnosi negli anni a venire.
Il vaccino è costituito da cellule estratte dal tumore del paziente. Di conseguenza, contiene una precisa "impronta digital" antigenica del tumore di ogni singolo paziente ed è progettato in modo da riprogrammare il sistema immunitario per far sì che colpisca solo le cellule caratterizzate da quella specifica impronta digitale, riducendo il rischio di effetti collaterali.
Sulla scorta dei dati promettenti della fase II, Agenus prevede ora di discutere con la Food and Drug Administration l’impostazione di uno studio di fase III, che potrebbe, in caso di esito positivo, portare all’approvazione del vaccino come trattamento dei pazienti con GBM di nuova diagnosi.