SAN FRANCISCO (U.S.A.) – Un mix di tre farmaci ha fermato per 26,3 mesi la progressione del mieloma multiplo recidivato: un risultato che migliora di 8,7 mesi (oltre il 50%) quello ottenuto con la terapia standard. “Su tutti i fronti gli esiti ottenuti hanno superato le aspettative”, ha commentato Keith Stewart della Mayo Clinic in Arizona, ricercatore capo della sperimentazione, che è stata presentata al 56esimo congresso della Società americana di ematologia tenutosi a San Francisco e pubblicata sul New England Journal of Medicine.
Il mieloma multiplo è uno dei più aggressivi tumori del midollo osseo: è una patologia dell’anziano, che colpisce oggi circa 14 mila italiani con 5.300 nuovi casi ogni anno. Allo studio hanno partecipato 792 pazienti di 20 Paesi con mieloma multiplo recidivato: un gruppo è stato sottoposto al trattamento con la terapia standard (lenalidomide e desametasone), mentre l’altro gruppo ha assunto il carfilzomib (un inibitore del proteasoma) in aggiunta agli stessi due farmaci.
Lo studio di fase III, denominato “Aspire”, è stato finanziato da Onyx Pharmaceuticals, l’azienda produttrice del carfilzomib.L’end point primario era la sopravvivenza libera da progressione, che è significativamente migliorata con il carfilzomib (in media 26,3 mesi, contro i 17,6 mesi del gruppo di controllo). Non solo: i pazienti del gruppo carfilzomib hanno riferito una migliore qualità di vita. Gli eventi avversi di grado 3 o superiore si sono verificati sostanzialmente con la stessa frequenza: sono stati riportati nell’83,7% del gruppo carfilzomib e nell’80,7% dei pazienti nel gruppo di controllo. Rispettivamente il 15,3% e il 17,7% dei pazienti ha interrotto il trattamento a causa di questi effetti indesiderati.
“Niente di simile era mai stato registrato in questa popolazione di pazienti”, ha spiegato Keith Stewart. “Ci auguriamo che questi risultati possano portare all’approvazione della tri-terapia per i malati con mieloma multiplo recidivato di tutto il mondo. Avevamo dei dubbi sulla sicurezza, invece la maggioranza degli effetti indesiderati, inclusi i casi più seri di tossicità, è stata uguale nel gruppo che prendeva due oppure tre farmaci. Inoltre – conclude Stewart – tutti i pazienti che assumevano il cocktail completo, ad ogni rilevazione nel corso dello studio hanno riferito di sentirsi meglio”.