In occasione del Gastrointestinal Cancers Symposium, tenutosi a San Francisco (USA) dal 21 al 23 gennaio di quest'anno, sono stati presentati i dati di un'analisi effettuata su specifici sottogruppi di pazienti coinvolti in un recente studio clinico di Fase III, denominato 'RADIANT-4'. I risultati di quest'analisi sembrano dimostrare che il farmaco everolimus sia in grado di ritardare di 6-8 mesi, rispetto al placebo, la crescita di tumori neuroendocrini (NET) del tratto gastrointestinale (GI-NET) o di origine sconosciuta.
L'indagine è stata svolta su due diversi gruppi di pazienti, il primo costituito da 175 individui affetti da diverse tipologie di GI-NET, 118 dei quali assegnati ad everolimus (10 mg/die) e 57 a placebo, e il secondo composto da 36 soggetti con NET di origine primaria sconosciuta, di cui 23 sottoposti al trattamento attivo e 13 a placebo.
Nei pazienti con tumori neuroendocrini gastrointestinali, il tasso medio di 'sopravvivenza libera da progressione' (PFS) è stato di 13,1 mesi con everolimus e di 5,4 mesi con placebo. Il farmaco ha comportato un rischio di progressione della malattia inferiore del 44% rispetto al placebo. Nel caso dei pazienti con NET di origine sconosciuta, è stato raggiunto un livello medio di PFS di 13,6 mesi con everolimus e di 7,5 mesi con placebo, con un rischio di progressione diminuito del 40% grazie all'utilizzo del farmaco.
Everolimus è una terapia sviluppata da Novartis ed è attualmente approvata per il trattamento dei tumori neuroendocrini pancreatici. I ricercatori sostengono che, in base agli ultimi dati, il farmaco potrebbe essere considerato una valida opzione terapeutica anche per quelle persone che risultano affette da altre forme di tumore neuroendocrino.