Il prof. Delle Fave (Roma), presidente IT.A.NET: “Sono rari e la loro scoperta è quasi sempre casuale”
ROMA – La particolarità dei tumori neuroendocrini è che, a fronte di una bassa incidenza (meno di 5 nuovi casi l'anno su 100.000 persone), hanno una prevalenza molto maggiore: 28-33 casi su 100.000. Ciò è dovuto al fatto che in genere hanno una sopravvivenza estremamente lunga. A fornirci questi dati è il prof. Gianfranco Delle Fave, direttore U.O.C. Malattie dell'apparato digerente e del fegato dell'Azienda Ospedaliera Sant'Andrea di Roma.
“Sono tumori indolenti, ma in alcuni casi possono essere anche aggressivi. Solo il 20% di essi è sintomatico: ne consegue che spesso la loro scoperta è casuale, e l'età del paziente alla diagnosi è sempre diversa da quella dell'inizio biologico della neoplasia. Possono colpire vari organi: lo stomaco, l'intestino, il colon, il pancreas, il polmone. Infatti credo che comprenderli tutti nella stessa categoria sia stato un errore: si tratta di cellule molto diverse, accomunate solo dal fatto di essere endocrine”, sottolinea Delle Fave.
“Contro di loro la chemioterapia ha scarsa efficacia, infatti si raccomanda solo in ultima analisi. Sono invece molto utilizzati i recettori della somatostatina”, spiega il medico. “Li usiamo da vent'anni, ma solo recentemente hanno dimostrato di avere un effetto antitumorale”.
Il professor Delle Fave è anche presidente di IT.A.NET, un'associazione che raduna un gran numero di specialisti, chirurghi e patologi esperti di tumori neuroendocrini. Il compito di IT.A.NET è quello di scrivere delle linee guida, pubblicare lavori scientifici e indicare i centri di eccellenza per la cura di questi tumori.
“Nella nostra valutazione teniamo conto del numero di pazienti presi in carico ogni anno, dei macchinari diagnostici (TAC, risonanza, endoscopia), della qualità del servizio di anatomia patologica e della presenza di un database. Poiché in Italia esistono altre due associazioni dedicate ai tumori neuroendocrini – conclude il professore – stiamo valutando la possibilità di formare una federazione per essere più influenti a livello europeo”.