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Un bambino ogni 70mila nati nel mondo è affetto da un tumore, il neuroblastoma, un cancro infantile che può essere diagnosticato fin dalla nascita o in seguito, in genere entro i primi 15 anni di vita. I neuroblastomi possono essere anche identificati con l'ecografia prenatale se vie è un'adeguata presa in carico dopo la nascita ma in genere, al momento della diagnosi, nella metà dei casi ci sono già forme metastatiche.

Le forme localizzate del neuroblastoma vengono trattate con la resezione chirurgica, a volte preceduta dalla chemioterapia, nei bambini inferiori ad un anno le possibilità di guarigione sono altre, molto meno se si interviene dopo il primo anno di vita. Dall’Australia arriva però la notizia, appena pubblicata sulla rivista Nature Medicine, che al posto della chemioterapia, i cui effetti avversi sono comunque elevati, contro questo tipo di tumore si potrebbe utilizzare un farmaco di utilizzo comune. La scoperta è stata fatta dagli scienziati dell'Istituto Garvan di Sydney che hanno sperimentato il farmaco sui topi e sono riusciti a far rientrare il tumore bloccando con un inibitore il DNA che consente al cancro di crescere e moltiplicarsi.

L'equipe guidata da Alex Swarbrick ha scoperto che i geni detti microRNA, un tempo considerati rifiuti di DNA, sono responsabili della crescita di alcuni tumori, fra cui il neuroblastoma. Gli studiosi hanno fatto regredire il neuroblastoma nei topi di laboratorio bloccando l'azione di un particolare microRNA, il microRNA380, il quale disattiva il gene detto P53, incaricato della soppressione dei tumori. I ricercatori sostengono che poiché i microRNA vengono bloccati con un farmaco esistente anziché sperimentale, questa ricerca abbia un forte potenziale di risultati clinici.

Vuoi saperne di più? Consulta la nostra sezione TUMORI NEUROENDOCRINI.

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