In uno studio di estensione di Fase II, il farmaco, nell'arco di 24 mesi, ha ridotto dell'82% i livelli medi di transtiretina
Porto (PORTOGALLO) – Nuove conferme per il farmaco patisiran, approvato in Europa e negli Stati Uniti per il trattamento dell'amiloidosi ereditaria da transtiretina (hATTR): già nello studio di Fase III APOLLO la molecola aveva dimostrato una consistente riduzione della proteina transtiretina wild-type e mutata, ed era stata in grado di migliorare la polineuropatia e la qualità di vita dei pazienti dopo 18 mesi di trattamento. Ora patisiran ha dato prova di mantenere le stesse proprietà anche dopo due anni: sono dati importanti, quelli pubblicati sull'Orphanet Journal of Rare Diseases, perché descrivono la sicurezza, l'efficacia e la farmacodinamica della molecola nell'arco di 24 mesi, che è, ad oggi, il periodo di valutazione più lungo in un trial clinico su questa terapia. A riportare i risultati dello studio è il team multinazionale di ricercatori che a partire dal 2013 ha condotto la sperimentazione del farmaco in sette Paesi: Stati Uniti, Brasile, Francia, Germania, Portogallo, Spagna e Svezia.
La hATTR è una patologia ereditaria con morbilità e mortalità significative, progressivamente debilitante e spesso fatale, che colpisce circa 50.000 persone in tutto il mondo: la sopravvivenza media è di 4,7 anni dopo la diagnosi, che si riduce a 3,4 anni per i pazienti che presentano cardiomiopatia. A provocarla sono delle mutazioni nel gene TTR che determinano la produzione di una forma anomala della proteina transtiretina: a causa di ciò, si verifica un accumulo dannoso di sostanza amiloide presso organi e tessuti, soprattutto il cuore e i nervi periferici, e di conseguenza diverse manifestazioni fra cui neuropatia sensomotoria periferica intrattabile, neuropatia autonomica e cardiomiopatia.
Patisiran (nome commerciale Onpattro) è un farmaco sviluppato da Alnylam Pharmaceuticals che si basa sulla tecnologia dell'RNA interference (RNAi), un meccanismo naturale di silenziamento genico che oggi rappresenta una delle frontiere più promettenti e in rapido avanzamento nel campo della biologia e dello sviluppo dei farmaci: la ricerca scientifica che ha portato alla sua scoperta, infatti, è stata insignita del Premio Nobel per la Fisiologia e la Medicina nel 2006.
In questo studio di estensione in aperto di Fase II, multicentrico, della durata di 24 mesi, i medici hanno valutato gli effetti del trattamento con patisiran (0,3 mg/kg per via endovenosa ogni 3 settimane) sulla sicurezza, sui livelli sierici di transtiretina e sui parametri clinici. Le valutazioni di efficacia includevano il punteggio ottenuto nella scala Neuropathy Impairment Score +7 modificata (mNIS+7) e diverse altre rilevazioni significative per la malattia. Nello studio (oggi completato) sono stati arruolati ventisette pazienti, fra cui 12 (il 44%) presentavano difficoltà di deambulazione a causa della loro neuropatia. Durante il trattamento, la maggior parte degli eventi avversi è stata di gravità lieve o moderata; quelli più comuni associati al farmaco sono stati arrossamento della pelle e reazioni correlate all'infusione (22% ciascuno), e non hanno comunque portato alla sospensione del trattamento.
Nello studio APOLLO, patisiran ha determinato una riduzione dei livelli medi di transtiretina dell'81% dopo 18 mesi di trattamento; anche nello studio di estensione il calo nell'arco di 24 mesi è stato rapido, prolungato e consistente: l'82%. In questo periodo di tempo è stata osservata anche una diminuzione media (ovvero un miglioramento) di 6,95 punti nella scala mNIS+7 rispetto al basale, e l'impatto di patisiran su questa rilevazione è risultato indipendente dal sesso o dall'età dei pazienti, e dall'uso concomitante di tafamidis o diflunisal. Le valutazioni cliniche della funzione motoria, dei sintomi autonomici, dello stadio della malattia e della qualità della vita sono rimaste stabili per 24 mesi; le analisi esplorative hanno dimostrato inoltre dei miglioramenti nella densità delle fibre nervose, con corrispondenti riduzioni del carico di amiloide osservate nelle biopsie cutanee. Le valutazioni cardiache, infine, sono state eseguite in un sottogruppo pre-specificato, composto da 11 pazienti (il 41% del totale): nelle loro misurazioni ecocardiografiche e nei biomarcatori cardiaci non sono stati osservati cambiamenti significativi.
Il trattamento a lungo termine con patisiran – scrivono i ricercatori sull'Orphanet Journal of Rare Diseases – dimostra quindi un buon profilo di sicurezza ed è associato all'arresto o al miglioramento della progressione della polineuropatia nei pazienti con amiloidosi hATTR: risultati coerenti con quelli dello studio di Fase III APOLLO, che nel 2018 hanno portato all'approvazione del farmaco, disponibile da quest'anno anche in Italia.