L'appello è stato firmato dall'associazione europea EU-IPFF e dalla rete ERN-LUNG
Bruxelles (BELGIO) – La pandemia di COVID-19 ha avuto un impatto senza precedenti sulle persone e sui sistemi sanitari, e ora che i vaccini stanno diventando disponibili, è importante che i governi diano la priorità ai cittadini più vulnerabili e che li vaccinino il prima possibile. I pazienti che convivono con malattie polmonari interstiziali e con fibrosi polmonare, in particolare, sono tra le popolazioni più vulnerabili e a più alto rischio in questa crisi sanitaria: ricerche recenti mostrano che rispetto ai loro coetanei hanno il 60% di probabilità in più di morire se ricoverati in ospedale con COVID-19, e dovrebbero pertanto avere la priorità nel lancio dei programmi di vaccinazione nazionali.
L'appello è contenuto in un documento firmato da EU-IPFF (European Idiopathic Pulmonary Fibrosis and Related Disorders Federation) e dalla ERN-LUNG (European Reference Network on Rare Respiratory Diseases). Le due organizzazioni, insieme, rappresentano i pazienti con malattia polmonare interstiziale (ILD), comprese le malattie cicatriziali polmonari e la fibrosi polmonare, nonché i professionisti sanitari che si occupano di queste patologie in tutta Europa.
La EU-IPFF, infatti, è un'organizzazione senza scopo di lucro che riunisce le associazioni europee di pazienti impegnate a difendere la parità di accesso al trattamento e all'assistenza per tutte le persone affette da fibrosi polmonare, indipendentemente da area geografica, etnia, status socio-economico o età. La ERN-LUNG, invece, è una delle 24 Reti di Riferimento Europee (ERN) approvate nel 2017 dalla Commissione Europea. Le ERN costituiscono dei network di centri di expertise, prestatori di assistenza sanitaria e laboratori, con un'organizzazione che supera i limiti dei singoli Stati, e hanno l'obiettivo di ridurre la morbilità e la mortalità da malattie rare attraverso la ricerca e la condivisione delle conoscenze.
Come riporta il documento congiunto di EU-IPFF ed ERN-Lung, diversi Paesi hanno diffuso delle raccomandazioni affinché i pazienti con malattie polmonari interstiziali siano considerati fra quelli ad alto rischio. In particolare, l'agenzia governativa inglese Public Health England (PHE) ha recentemente pubblicato una guida per l'uso dei vaccini COVID-19, per proteggere coloro che sono a più alto rischio di malattie gravi e morte. In questa guida, il Capitolo 14a elenca esplicitamente i pazienti con fibrosi polmonare interstiziale come “gruppi a rischio clinico, a cui dovrebbe essere offerta l'immunizzazione per il COVID-19”.
“Accogliamo con favore il fatto che molti governi riconoscano la vulnerabilità e il rischio più elevato di mortalità affrontato dai pazienti con fibrosi polmonare”, conclude la nota. "Chiediamo quindi ai governi di tutta Europa di dare accesso prioritario ai programmi di vaccinazione per il COVID-19 ai pazienti che convivono con malattie polmonari interstiziali, e in particolare a quelli con fibrosi polmonare”.
“Ora che finalmente si inizia a intravedere un po’ di luce in fondo al tunnel, grazie all’imminente arrivo dei vaccini anti-COVID, si rende necessario predisporre un piano vaccinale più preciso che non tenga conto solo dell’età dei pazienti e del fatto di essere affetti da una 'patologia a rischio', classificazione troppo generica che sarà destinata a creare molta confusione”, ha commentato Stefano Pavanello, presidente dell'Unione Trapiantati Polmone di Padova e membro del comitato esecutivo di EU-IPFF. “L'ideale sarebbe prendere esempio dai nostri vicini d’Oltremanica, che hanno già redatto il cosiddetto Green Book, un programma di immunizzazione che elenca chiaramente tutte le patologie i cui pazienti dovranno godere di una forma di precedenza nella somministrazione del vaccino, a prescindere dalla loro età”.