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Le persone affette da queste malattie non possono vaccinarsi, ma ripongono la propria salute nell’Immunità di Gregge

In questi giorni, complici le nuove politiche del governo e alcuni casi mortali di pertosse, l’attenzione dell’opinione pubblica è fortemente tornata sul tema dei vaccini. Quando se ne parla, spesso si pone l’accento sul diritto dei genitori, o dei diretti interessati nel caso dei vaccini per adulti, di decidere se effettuare o meno la copertura. Molto di meno si parla di coloro che questa opzione non ce l’hanno, perché non potrebbero vaccinarsi nemmeno volendo, e che come unica opzione hanno quella di sperare che si siano immunizzate le persone con cui vengono a contatto, a scuola, al lavoro, sul bus, in ospedale, in palestra, e in tutti i luoghi e momenti della vita che ci portano vicini agli altri. Possono sperare, insomma, in una cosa che si chiama Immunità di Gregge, o Immunità di Gruppo.

Tra coloro che hanno questa unica opzione ci sono le persone affette da una qualche forma di immunodeficienza primitiva, un gruppo di malattie rare che non consente al sistema immunitario di funzionare correttamente. Ora che il ministero sta discutendo e proponendo cambiamenti sul piano legislativo riguardanti l’obbligatorietà dei vaccini, e sulle conseguenze per chi decide di non vaccinare i propri figli, AIP Onlus (Associazione Italiana Immunodeficienze Primitive) vuol far sentire la voce di queste persone, che ripongono la propria salute e tutela nell’immunità di gregge.

“L’indirizzo, che permetterebbe ai genitori di iscrivere i propri figli alle scuole senza dover dimostrare con alcun documento sanitario di essere in regola con il piano vaccinale, ma semplicemente con una autocertificazione - dichiara AIP Onlus in un position paper - potrebbe non tutelare efficacemente i bambini più fragili, come quelli che soffrono di immunodeficienza primitiva, che, non avendo avuto possibilità di scelta, non si sono potuti proteggere. Per i pazienti affetti da immunodeficienze primitive, infatti, alcuni vaccini sono inefficaci e altri, in alcuni casi, sono dannosi. In tale situazione, la solidarietà dei prossimi è fondamentale per permettere la presenza di queste persone in contesti di vita sociale comune e ordinaria, aumentandone indiscutibilmente la qualità della vita e migliorando la percezione della propria patologia. Ringraziando sin d’ora per quanto ciascuno potrà fare nel proprio ambito di competenza, chiediamo di considerare le istanze di coloro che, non essendo in grado di immunizzarsi, possono vivere certi contesti sociali solo in virtù delle scelte solidaristiche altrui e proponiamo di trovare insieme le relative soluzioni attuative consone alla maggior tutela dei nostri pazienti”.

AIP Onlus - conclude la nota - tiene in particolare a ringraziare la classe V E del Liceo scientifico ad indirizzo linguistico Edoardo Amaldi di Novi Ligure, per l’esempio fornito dagli alunni che, per proteggere e non mettere a rischio la salute di un compagno immunodepresso, hanno deciso di sottoporsi a vaccinazione. Tale “buona pratica” riteniamo renda onore alla cultura del popolo italiano e debba essere valorizzata e diffusa. Vaccinarsi non significa solamente proteggere sé stessi, ma anche tutelare la salute di persone più deboli che non possono usufruire di questa forma di prevenzione”.

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