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Dottoressa Germana Longo

La dr.ssa Germana Longo (Padova): “Il caso del bambino conferma l'efficacia del farmaco lumasiran anche in pazienti pediatrici con funzionalità renale compromessa”

Vedere Elia così forte, vivace e pieno di spirito ci dà una carica incredibile e ci fa sperare in un futuro sempre più rassicurante. Paradossalmente, ora è un bimbo così in salute che a volte dimentichiamo che ha l’iperossaluria”. Se la mamma di Elia oggi può pronunciare queste parole, è per merito di una diagnosi precoce e di un trattamento che fino a pochi anni fa neppure esisteva. Il bambino – due anni e quattro mesi – già pochi giorni dopo la nascita aveva presentato qualche problema di salute, che però sembrava essersi risolto con una cura antibiotica. Ma dopo poche settimane di vita, in seguito a un inspiegabile calo fisico, si sono susseguiti una serie di ricoveri.

Dall'Ospedale di Negrar (Verona) dove è nato, Elia è stato affidato alle cure dell'Ospedale pediatrico di Padova, per monitorare l'insufficienza renale cronica sospetta. Dalle analisi era chiaro che qualcosa non quadrava, così nei mesi successivi sono proseguite le indagini per capire la natura del problema. Infine, nel gennaio 2021 è stata eseguita un'indagine genetica e pochi mesi dopo è arrivata la conferma: Elia è affetto da una rara malattia genetica che colpisce dapprima i reni e successivamente coinvolge l'intero organismo, chiamata iperossaluria primitiva di tipo 1 (PH1). Il test genetico è stato effettuato anche sui genitori, con il riscontro – in entrambi – di una mutazione del gene AGXT.

“Inutile nascondere che, dal primo ricovero, siamo sempre rimasti con il fiato sospeso”, prosegue la mamma. “La diagnosi, seppur devastante, ci ha dato comunque un punto fermo: sapevamo cosa stava accadendo e non vagavamo più nell'ignoto. In più, ci ha rincuorato il fatto che la condizione di Elia avesse anche un trattamento per contrastarla: un farmaco chiamato lumasiran, terapia avviata quando Elia aveva 10 mesi. Ci riteniamo molto fortunati e siamo felici che nostro figlio stia rispondendo bene al farmaco: certo, ci vuole tempo perché si regolarizzino alcuni valori, ma sembra che i depositi di ossalato in reni, ossa e occhi siano stabili. Da mamma e papà, continueremo ad avere quella sorta di preoccupazione che ci accompagnerà sempre, ma credo sia comprensibile e inevitabile, e ci conviviamo molto positivamente”, conclude. “Nonostante i momenti di sconforto quando capita una giornata storta, siamo sempre stati (e lo siamo) tifosi e orgogliosi di Elia e di noi stessi, come genitori e soprattutto come coppia. Non smetteremo mai di essere riconoscenti alla medicina e ringraziamo Dio di poter apprezzare la bellezza e la fortuna della vita”.

Abbiamo conosciuto Elia quando aveva un mese di vita, per un quadro di insufficienza renale di causa ignota”, ricorda la dr.ssa Germana Longo, del reparto di Nefrologia Pediatrica, Dialisi e Trapianto dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Padova. “Sin dalle prime valutazioni è emerso un quadro di severa insufficienza renale con ipertensione arteriosa e acidosi metabolica che ha richiesto l'avvio di una terapia specifica. Il primo step diagnostico è stato quello di eseguire un'ecografia reno-vescicale che ha dimostrato la presenza di una nefrocalcinosi bilaterale. Nel corso dell'approfondimento abbiamo quindi eseguito una valutazione dell'escrezione dei soluti urinari con evidenza di un aumento dell'ossaluria, dato confermato su più campioni. Il dosaggio dell'ossalato plasmatico, francamente patologico, ha supportato il nostro sospetto diagnostico di PH1, sospetto poi confermato dal riscontro di una mutazione in omozigosi a carico del gene AGXT”.

Una volta ottenuta la conferma diagnostica, i medici hanno implementato la terapia già in atto (iperidratazione, alcalinizzazione urinaria e piridossina) con l'avvio del farmaco lumasiran. Con questo trattamento, ben tollerato da Elia, è stato ottenuto un sensibile calo del livello di ossalato plasmatico, una netta riduzione dell'escrezione urinaria di ossalato e, soprattutto, un significativo miglioramento della funzionalità renale. “Il nostro caso conferma quanto riportato in letteratura sull'efficacia e la sicurezza del trattamento con lumasiran in tutta la popolazione pediatrica, sia nei pazienti con funzionalità renale conservata ed età inferiore ai 6 anni, come dimostrato dai dati a 12 mesi del trial ILLUMINATE-B, pubblicati di recente sulla rivista Pediatric Nephrology, sia nei pazienti pediatrici con funzionalità renale particolarmente compromessa, come dimostrato dai dati a 12 mesi del trial ILLUMINATE-C, presentati come poster al congresso dell'American Society of Nephrology (ASN). Nel nostro paziente, infatti, abbiamo osservato una percentuale di riduzione dei livelli plasmatici di ossalato e del rapporto ossaluria/creatininuria, dopo 12 mesi di terapia, del tutto sovrapponibile a quanto riportato in letteratura”, prosegue la dr.ssa Longo.

L'utilizzo di lumasiran ci ha consentito di disporre di uno strumento per controllare la PH1 riducendo sensibilmente il rischio di evoluzione in insufficienza renale cronica e di sviluppo di ossalosi sistemica. La speranza è che tale farmaco sia efficace anche nei pazienti con malattia renale allo stadio terminale in terapia renale sostitutiva: ciò consentirebbe di modificare in modo significativo l'approccio terapeutico, che potrebbe prevedere non più un doppio trapianto fegato-rene ma l'esecuzione unicamente del trapianto di rene”, conclude la nefrologa pediatrica.

Quello dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Padova è uno dei principali centri in Italia per la cura dei pazienti pediatrici con malattie nefro-urologiche, nonché l'unico centro del Triveneto che si occupa di dialisi e trapianto in età pediatrica. Fa parte della rete ERKNet, la Rete di Riferimento Europea a cui afferiscono le Unità Operative Complesse di Nefrologia che seguono pazienti con malattie rare. In ambito nefrologico sono molte le patologie che rispettano i criteri di malattia rara, e infatti circa il 50% dei pazienti seguiti ambulatorialmente a Padova ha una patologia rara. Cinque di questi sono affetti da iperossaluria primitiva di tipo 1, mentre altri tre sono in attesa dell'esito dell'indagine genetica per la conferma del sospetto clinico.

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