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La malattia di Fabry è una malattia da accumulo lisosomiale che provoca disturbi progressivi al cuore, ai reni e al sistema nervoso. La terapia enzimatica sostitutiva (ERT) può fermare o attenuare la progressione della malattia. Dal momento che la somministrazione è molto costosa, è indispensabile un suo uso appropriato.

Il gruppo di lavoro europeo sulla malattia di Fabry ha diffuso delle raccomandazioni di consenso per l’avvio e la cessazione dell’ERT, pubblicate sull’Orphanet Journal of Rare Diseases. Di questo gruppo fanno parte anche due medici italiani: il dr. Franco Cecchi, del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università di Firenze, e la dr.ssa Rossella Parini, dell’Unità per le Malattie Metaboliche Rare del San Gerardo di Monza.

Una procedura Delphi è stata condotta tramite un sondaggio online (28 persone) e un incontro (15 persone). I rappresentanti delle associazioni dei pazienti erano presenti alla riunione per dare il loro parere. Le raccomandazioni sono state accettate in presenza di un accordo superiore al 75% e nessun disaccordo.
Per i maschi affetti in forma classica, il consenso raggiunto è stato che l’ERT è raccomandata non appena ci sono i primi segni clinici di coinvolgimento del cuore, del rene o del cervello, ma può essere considerata nei pazienti maggiori di 16 anni in assenza di segni clinici o sintomi di coinvolgimento d’organo. Le femmine affette in forma classica e i maschi con malattia di Fabry non classica devono essere trattati non appena ci sono i primi segni clinici di coinvolgimento del cuore, del rene o del cervello, mentre il trattamento può essere considerato nelle femmine con patologia non classica con segni clinici precoci attribuibili a malattia di Fabry.

Il consenso è stato raggiunto anche sulla decisione di non sospendere il trattamento per i pazienti con grave insufficienza renale e per quelli in dialisi o con declino cognitivo, ma attentamente valutata su base individuale. L’interruzione dell’ERT può essere considerata nei pazienti con malattia di Fabry allo stadio terminale o altre comorbilità che lasciano una speranza di vita minore di un anno. Nei pazienti con declino cognitivo di qualsiasi causa, o mancanza di risposta per un anno, la cessazione della terapia può essere considerata quando l’unica indicazione per l’ERT è il dolore neuropatico. Inoltre, nei pazienti con malattia renale allo stadio terminale, senza un’opzione per il trapianto, in combinazione con insufficienza cardiaca avanzata, dovrebbe essere considerata l’interruzione dell’ERT. La terapia sostitutiva deve essere interrotta anche nei pazienti non collaborativi o che non si presentano regolarmente alle visite.

Queste raccomandazioni possono essere utilizzate come un punto di riferimento per l’inizio e la cessazione della terapia enzimatica sostitutiva, anche se le decisioni finali devono essere effettuate su base individuale. Saranno inoltre necessarie delle future collaborazioni per ottimizzare queste linee guida.

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