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Immagine di trombo

Il Registro TTP di Milano, nell'arco di quattordici anni, ha raccolto i dati di 302 pazienti affetti da questa grave malattia ematologica

Milano – Una malattia rara e grave, soggetta a frequenti recidive, che in molti casi ha un esito fatale: è la porpora trombotica trombocitopenica acquisita (aTTP), una microangiopatia trombotica caratterizzata dall'estesa formazione di coaguli nei piccoli vasi sanguigni di tutto il corpo. Causata dal deficit grave dell'enzima ADAMTS13, la TTP acquisita ha un'incidenza annuale estremamente bassa, circa 2-6 casi su un milione di persone, ma un'elevata mortalità, dal 10 al 20% nonostante un trattamento adeguato.

Per questa patologia, nel settembre 2018, è stata autorizzata in Europa una nuova molecola, il caplacizumab, e presto altri farmaci, come la proteina ADAMTS13 ricombinante, potrebbero diventare disponibili, migliorando le strategie terapeutiche per la sua gestione sia in acuto che a lungo termine.

La forma acquisita rappresenta più del 95% dei casi clinici e si verifica principalmente negli adulti, mentre quella congenita è ancora più rara e rappresenta meno del 5% di tutti i casi di TTP. In circa due terzi dei pazienti, la TTP acquisita si verifica una sola volta: tuttavia, nei restanti casi, la malattia tende a ripresentarsi a intervalli di tempo variabili dopo la remissione dall'episodio acuto, più spesso durante i primi due anni. La plasmaferesi è un trattamento necessario che deve essere iniziato non appena viene sospettata la diagnosi clinica: in associazione a questa procedura vengono usati i corticosteroidi, a volte in combinazione con altri agenti immunomodulanti come il rituximab, la ciclosporina, la ciclofosfamide o l'azatioprina.

La presentazione dei sintomi e delle comorbilità associate è molto variabile: i casi di TTP possono essere esaminati inizialmente da specialisti diversi dagli ematologi, come neurologi, nefrologi, oncologi e ginecologi, e questo a volte ostacola il rapido riconoscimento della sindrome, un requisito essenziale per la sua gestione ottimale.

Recentemente, uno studio pubblicato sulla rivista Thrombosis and Haemostasis ha riportato i dati demografici e correlati alla malattia dei pazienti iscritti nel Registro TTP di Milano fra il 2002 e il 2015. Nel corso di quattordici anni, 1.119 pazienti sono stati indirizzati al Centro Emofilia e Trombosi Angelo Bianchi Bonomi della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, diretto dalla prof.ssa Flora Peyvandi, con una sospetta diagnosi di microangiopatia trombotica. Fra questi, 302 persone (per il 77% femmine) manifestavano effettivamente un episodio acuto di TTP e sono state quindi iscritte nel registro, che include una delle più grandi popolazioni di pazienti con questa malattia in tutto il mondo.

L'età media all'esordio era di 40 anni, e il 20% di loro presentava disturbi autoimmuni concomitanti. Tra i potenziali fattori scatenanti degli episodi acuti, i più frequenti erano le infezioni (27%), seguite dall'uso di estroprogestinici e dalla gravidanza (rispettivamente il 5 e il 4% delle donne). Alla presentazione, i sintomi più frequenti erano quelli sistemici (72%), emorragici (68%) e neurologici (43%), mentre è stata osservata una minore prevalenza di segni e sintomi renali (18%) e cardiovascolari (10%). Quasi tutti gli eventi acuti sono stati trattati con plasmaferesi e steroidi, e il 15% con rituximab.

Dai dati del registro milanese è emerso inoltre che nel 15% degli eventi si è verificata un'esacerbazione, e la mortalità correlata alla malattia è risultata del 5%. Dei 251 sopravvissuti al primo episodio di TTP con almeno 6 mesi di follow-up, il 55% ha avuto una ricaduta: in questi pazienti, per ottenere una remissione, sono state necessarie in media nove procedure di plasmaferesi, tre in più per i primi eventi rispetto alle recidive.

“Anche quando diagnosticata prontamente, la TTP acquisita può richiedere un lungo ricovero ospedaliero, durante il quale la malattia diventa spesso ricorrente e possono verificarsi diversi tipi di complicanze”, hanno concluso gli autori dello studio. “Un sistema di raccolta dati armonizzato, come il Registro TTP di Milano, rappresenta un potente strumento per la raccolta sistematica di dati epidemiologici, clinici e di laboratorio che potranno migliorare la nostra comprensione di questa rara e grave malattia, e di conseguenza la sua gestione”.

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