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Quasi la metà dei pazienti affetti da talassemia presenta un sovraccarico di ferro cardiaco. La notizia è stata resa pubblica durante il congresso della European Hematology Association (EHA), ad Amsterdam. I medici hanno quindi espresso la necessità di un più ampio uso della risonanza magnetica cardiovascolare per identificare i pazienti a rischio. In Italia questa tecnologia è già a disposizione in un buon numero di regioni grazie al progetto MIOT. Già qualche anni fa dunque l’Italia, guidata dalla Fondazione Monasterio – CNR, aveva qualche anno fa avviato un progetto importante di monitoraggio a favore dei pazienti talassemici.
La risonanza magnetica cardiovascolare pesata in T2 (T * CMR) è un particolare sistema di scansione che permette di individuare precocemente il sovraccarico di ferro cardiaco. Con una diagnostica ad alta precisione è quindi possibile scegliere la terapia più corretta, che possa prevenire lo scompenso cardiaco e l’eventuale decesso del paziente. Non a caso proprio su questo

Sull’argomento è stata condotta un’approfondita indagine coordinata da John-Paul Carpenter del Royal Brompton Hospital di Londra. Secondo Carpenter ben il 43 per cento dei pazienti trattati con terapia ferrochelante e sottoposti regolarmente a trasfusioni presenta un notevole sovraccarico di ferro cardiaco. All’indagine hanno partecipato 34 centri internazionali specializzati nel trattamento della talassemia, i cui ricercatori hanno raccolto dati su 3.376 pazienti provenienti da Australia, Americhe, Europa, Medio Oriente e Sud-est asiatico.

Uno studio precedente dal gruppo di Carpenter aveva mostrato un calo del 71 per cento dei decessi nei pazienti talassemici inglesi dal 2000 al 2004, in gran parte dovuto alla creazione di unità specialistiche di trattamento e dell’utilizzo dell’imaging T2 * CMR. Carpenter e il suo gruppo hanno quindi progettato l’indagine presentata ora al congresso EHA per verificare se fosse possibile replicare il successo ottenuto nel Regno Unito in tutto il mondo.

La tecnica T2 * CMR può analizzare accuratamente il contenuto di ferro nel tessuto cardiaco con una scansione che dura solo pochi secondi ed è la prima in grado di rilevare un alto contenuto di ferro nel cuore nella fase iniziale della malattia; altri test utilizzati in precedenza, ad esempio la biopsia epatica e i livelli plasmatici di ferritina, non si sono dimostrati in grado di rilevare o indicare in modo affidabile la presenza di ferro nel cuore.

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