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Subito la formazione di medici a Palermo e, se sarà possibile, test sui migranti in arrivo. Cutino: “Potrebbero esserci bimbi talassemici che avrebbero giovamento da cure immediate”

È stato firmato questa mattina, nell’imminenza della Giornata Internazionale della Talassemia, un protocollo d’intesa tra la Fondazione Franco e Piera Cutino, presieduta da Giuseppe Cutino, e CEMSI Onlus - Centro Mediterraneo Studi Interculturali, presieduto da Sua Eccellenza Domenico Mogavero, Vescovo di Mazara del Vallo. La firma è avvenuta nel corso di una conferenza stampa organizzata presso l’Assessorato alla Salute della Regione Sicilia. Con questo accordo tra i due Enti si stabilisce una collaborazione che, grazie alle competenze specifiche delle parti, porterà ad iniziative concrete, alcune delle quali potrebbero essere realizzate a breve.
Tra gli obiettivi stabiliti – si legge nel protocollo – ci sono quelli di “realizzare attività di ricerca, formazione e aggiornamento professionale per personale sanitario, operatori sociali ed altri soggetti tanto sul territorio siciliano quanto nell'area mediterranea. Grazie a questa collaborazione verranno così definiti modelli di intervento riguardanti la diffusione di buone prassi in ambito socio-sanitario, sviluppate reti con Enti Pubblici, Associazioni e Organizzazioni non governative operanti nell’area del Mediterraneo per migliorare la cooperazione internazionale in ambito socio-sanitario con particolare riferimento alle Emoglobinopatie e alle Talassemia”. Inoltre, si legge: “in virtù di tale accordo la Fondazione Franco e Piera Cutino si impegna a programmare l’erogazione di borse di studio per la formazione di giovani medici, paramedici e personale sanitario presso le strutture dell’ospedale Cervello di Palermo, mente il Centro Mediterraneo di Studi Interculturali si impegna a offrire l’ospitalità ai giovani destinatari della borsa di studio”.     
“L’Anemia Mediterranea si chiama così proprio per la sua forte incidenza nei paesi che si affacciano su questo ‘mare nostrum’ – ha detto Giuseppe Cutino -  la Sicilia non può chiamarsi fuori da questa appartenenza comune. I talassemici che vivono sul nostro territorio, però, sono più fortunati di quelli di altri paesi del Mediterraneo dove, a fronte della diffusione di forme anche più gravi, come quella falcemica, mancano ancora gli strumenti diagnostici e le conoscenze che nel nostro paese hanno permesso di elevare la sopravvivenza dei malati. Con l’aiuto del CEMSI speriamo di poter contribuire al miglioramento della vita di queste persone andando anche a formare i medici destinati ad assisterli. Siamo già pronti ad ospitarne da noi alcuni per un periodo di formazione e, se le pratiche burocratiche lo consentiranno, contiamo di fare il test per individuare i casi di malattia o i portatori sani tra i migranti che stanno sbarcando sulle nostre coste, molti dei quali provenienti da paesi a rischio. Potrebbero esserci dei bimbi ai quali la malattia non è ancora stata diagnosticata e che avrebbero giovamento da cure immediate”.
“Sono stato assolutamente lieto di accogliere questa richiesta di collaborazione per uno slancio verso il Mediterraneo – ha detto Mons. Mogavero, presidente del Cemsi – Vogliamo cominciare con un’azione concreta: speriamo di poter offrire uno screening a tutti coloro che stanno arrivando a Lampedusa e nelle nostre coste dai paesi del Mediterraneo per valutare se ci sono casi di malattia o di portatori sani e dar così, a queste persone, un elemento di valutazione ed eventualmente le cure adeguate. Non dipende solamente da noi e ci auguriamo che non siano delle difficoltà burocratiche a fermare questa volontà. Oggi la situazione nel Mediterraneo è più complicata, questo mare è divenuto anche mare di guerra, ma noi vogliamo agire affinché sia anche un mare di incontro tra gli uomini di culture e religioni diverse per la costruzioni di iniziative concrete comuni, come appunto quello che stiamo per intraprendete sulla talassemia. Vogliamo applicare quella che è la legge del mare: di fronte a una richiesta di soccorso tutto passa in secondo piano, si fa ogni cosa possibile senza chiedere nulla. E questo significa anche fare agli altri tutto quello che volessi fosse fatto a te stesso”.

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