Il network C-Licnet condivide un sistema poco invasivo che misura presenza di ferro nel cuore
I malati di talassemia potranno fare affidamento su un nuovo sistema per monitorare e prevenire l'accumulo di ferro nel cuore e nel fegato. Un metodo innovativo che permetterà di migliorare notevolmente la qualità della vita dei pazienti affetti da anemia mediterranea. L'azienda ospedaliera di Palermo “Villa Sofia-Cervello” è infatti capofila della rete C-Licnet. Il network condivide un sistema innovativo che permette di misurare, attraverso risonanza magnetica cardiaca con metodo Pennell, la quantità di ferro presente a livello del setto cardiaco nel paziente talassemico, mediante determinazione del parametro T2*, al fine di individuare la terapia più appropriata per ciascun individuo. La determinazione del T2* cardiaco si aggiunge alla valutazione del R2, che ha dato il via nel 2012 alla rete Licnet (Liver Iron Cutino Network), per la misurazione della quantità di ferro presente nel fegato (LIC) sempre tramite una risonanza magnetica nucleare per immagini. Entrambi gli esami utilizzano il sofisticato sistema Ferriscan della Resonance Health australiana (Università Western Australia, Perth, dipartimento di fisica, medicina e farmacologia).
L'accumulo di ferro nel cuore e nel fegato è pericolosissimo per la cura del paziente talassemico, in quanto può causare il danneggiamento delle funzioni di questi due organi, ed è una delle conseguenze delle frequenti trasfusioni alle quali il paziente stesso è sottoposto per effetto della malattia. L'insieme dei due esami consente al clinico di avere un quadro più completo dei depositi di ferro corporei (fegato e cuore), permettendogli di monitorare in maniera più puntuale la malattia e definire più efficacemente la terapia idonea, prolungando quindi sensibilmente la durata di vita. I due esami, seppur diversi, possono essere eseguiti nel corso della medesima seduta, pertanto per il paziente non c’è nessun disagio particolare, a fronte di un notevole vantaggio diagnostico e terapeutico.
Aurelio Maggio, responsabile scientifico e Direttore dell’Unità operativa di Ematologia delle malattie rare del sangue di Villa Sofia-Cervello, sottolinea quanto sia importante questo nuovo sistema di monitoraggio: “Con l’esame cardiaco prosegue il percorso di evoluzione della rete, un network unico al mondo, con l’adesione di dodici centri di Radiologia e dei relativi Centri di Talassemia su tutto il territorio nazionale. La Rete Licnet è nata per migliorare la diagnosi e la cura dei pazienti talassemici attraverso la misurazione non invasiva della quantità di accumuli di ferro nel fegato, sulla base dell’eccellente correlazione che i livelli di ferro epatico, determinato mediante risonanza magnetica R2, senza mezzo di contrasto, hanno mostrato con quelli ottenuti con biopsia epatica”.
Con l'aggiunta di una “C”, la rete è diventata C-Licnet (Cardiac Liver Iron Cutino Network), consentendo anche l’analisi del cuore per mezzo della risonanza magnetica, con l’utilizzo del metodo denominato Pennell, dal nome da un luminare di questo settore, il professore Dudley Pennell, Direttore del Cardiovascular magnetic resonance unit al Royal Brompton hospital di Londra. Luminare che l'anno scorso ha tenuto una lectio magistralis al Campus di Ematologia “Cutino” dell’Ospedale Cervello di Palermo.
Dallo scorso novembre la tecnica di indagine tramite risonanza T2* cardiaca con metodo Pennell è stata adottata anche dai centri di Caltanissetta (Ospedale S.Elia), Catania (Vittorio Emanuele), Reggio Calabria (Bianchi Melacrino Morelli), Caltagirone (Gravina), Siracusa (Umberto I) e Sciacca (Giovanni Paolo II). Gli altri cinque centri che fanno parte della originaria rete Licnet sono Ragusa (Ospedale civile Maria Paternò), Arezzo, Cosenza (Annunziata), Napoli (Cardarelli), Ferrara (Arcispedale S.Anna) e Padova (Azienda ospedaliera).
Il progetto è sostenuto dal gruppo farmaceutico Novartis. “Il compito di un'azienda farmaceutica come la nostra – spiega Giampaolo Turrini, Head of Hematology Franchise per Novartis – non si esaurisce solo nel mettere a punto farmaci sempre più innovativi, ma anche nel prendersi cura dell’iter terapeutico del paziente, collaborando al potenziamento dei sistemi diagnostici e delle reti per renderli maggiormente accessibili”.