Stampa

Un panel di esperti impegnato in un think tank multidisciplinare ha messo a punto il documento con l’obiettivo di disegnare un nuovo approccio alla cura in oncologia

L’umanizzazione delle cure non è una semplice ‘attenzione’ del medico nei confronti del paziente, ma una vera e propria strategia di approccio alla cura, già utilizzata in altri Paesi, che nasce da un’esigenza di riorganizzazione dell’intero sistema sanitario e di adeguamento alle trasformazioni in atto in oncologia. Del delicato tema si è discusso qualche giorno fa in occasione della conferenza stampa di presentazione del ‘Manifesto per l’umanizzazione delle cure in oncologia’, promosso da associazioni, oncologi e altri professionisti coinvolti nel processo di cura oncologica, e dall’azienda farmaceutica Merck.

“Ogni anno a circa 370 mila pazienti viene diagnosticato un tumore, vale a dire 1.000 al giorno – ha dichiarato Carmine Pinto, Presidente Nazionale AIOM, Direttore Struttura Complessa di Oncologia dell’IRCCS Santa Maria Nuova, Reggio Emilia. - Negli ultimi vent’anni, grazie a progressi come la medicina di precisione, le terapie molecolari e l’utilizzo dell’immunoterapia in oncologia le possibilità di guarigione sono aumentate e anche nei casi più difficili, è migliorata la sopravvivenza fino a cinque anni del paziente. Quello che veniva un tempo considerato un ‘male incurabile’ è divenuto in moltissimi casi una patologia da cui si può guarire.” - ha concluso l’esperto.

Secondo quanto emerso dall’incontro, il vecchio approccio ‘paternalistico’ in medicina sta cedendo il passo ad un rapporto tra medico e paziente, basato sulla reciprocità e la condivisione di informazioni, in un approccio definito ‘bio-psicosociale’. Il diritto di informazione del paziente, di consapevolezza del processo di terapia e di cura, così come la completa e piena facoltà di decisione su questioni come il consenso informato la terapia più idonea, sono il cuore di un sistema nel quale il paziente è al centro. Per questa ragione tutti gli attori coinvolti sentono l’esigenza di creare un paradigma diverso di approccio alle cure, di cui il manifesto è il primo passo.

“Lo scenario della terapia dei tumori sta cambiando radicalmente, anche nel nostro Paese - ha affermato Antonio Messina, a capo del business biofarmaceutico di Merck in Italia -. Merck intende rispondere ai nuovi quesiti che si stanno delineando in oncologia attraverso un dialogo costante e proficuo con tutti gli attori coinvolti nel percorso di cura al fine di individuare azioni utili all’umanizzazione dell’intero processo, e il Manifesto rappresenta il primo passo in tal senso.”

“C’è ancora la percezione che sopravvivere al cancro sia di per sé un atto miracoloso e che quindi, una volta sconfitta la malattia, non si debba chiedere altro alla vita. Invece si può e si deve pretendere di più, senza a accontentarsi di sopravvivere ma tornando a godere appieno la vita sotto tutti gli aspetti, dall’attività sessuale, all’attività sportiva, lavorativa e sociale.” ha dichiarato Francesco de Lorenzo, Presidente della Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia.

Il manifesto è il risultato di un think tank multidisciplinare messo a punto da panel di esperti cui hanno partecipato rappresentanti dell’AIOM, Associazione Italiana di Oncologia Medica; della FAVO, Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia; dello IEO, Istituto Europeo di Oncologia e dell’Università degli Studi di Milano e della SIFO, Società Italiana di Farmacia Ospedaliera. Scaricalo qui.

Questo sito utilizza cookies per il suo funzionamento. Maggiori informazioni