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Celeste Attenni

Dal lockdown alle vaccinazioni, la testimonianza di un legale che si occupa di tutela ai sensi della legge n. 6 del 2004

L’emergenza sanitaria dovuta al COVID-19 ha causato molte criticità nella gestione delle persone fragili da parte degli amministratori di sostegno. Sul punto è intervenuta l’avv. Celeste Attenni, del Foro di Roma, che ci ha raccontato in primo luogo le difficoltà incontrate durante il lockdown della primavera del 2020.

“Nei mesi di marzo e aprile 2020, alcuni amministrati, a causa della patologia da cui sono affetti, non riuscivano a capire che cosa stesse succedendo e che c'era una pandemia in corso. Questo ha costituito un grande problema. Le misure di prevenzione del contagio da Covid-19 poste in essere dal Governo hanno reso più difficile il rapporto diretto con i magistrati.”, spiega Attenni all’Osservatorio Malattie Rare. “Come avvocati potevamo fare i depositi telematici, ma non tutti gli amministratori di sostegno sono avvocati.”

“L’amministratore di sostegno - spiega ancora Attenni - è infatti una misura cucita sulla persona fragile e se ne occupa a tutto tondo e, proprio per questo, non deve essere necessariamente un avvocato ma spesso è invece un familiare (moglie, figlio, marito) che possa meglio comprendere le sue esigenze. Sono stati proprio i familiari amministratori ad avere le maggiori difficoltà perché non potevano fare le richieste fisicamente in Tribunale e, non essendo avvocati, non potevano utilizzare il processo telematico. Per questi motivi, molti familiari amministratori si sono rivolti ad un avvocato.”

L’avv. Attenni ci ha raccontato poi le difficoltà quotidiane del paziente e di come è cambiato il ruolo dell’amministratore di sostegno durante questa pandemia: “Nel periodo iniziale dell’emergenza sanitaria gli amministratori di sostegno (avvocati e non) aiutavano gli amministrati mandandogli la spesa e le medicine a casa per evitare di farli uscire e ridurre così il rischio di contagio. Questo, in alcuni casi, succede anche adesso per la lacunosità della campagna vaccinale, poiché non tutti gli amministrati sono stati vaccinati. Questo è successo soprattutto a causa della mancanza tra le priorità vaccinali di alcuni codici di esenzione. Tra l’altro, ho incontrato difficoltà anche per portare l’amministrato all’appuntamento per fare il vaccino. Ad esempio, per un amministrato invalido, ricoverato in una struttura nella regione Lazio, mi hanno chiamato venerdì 30 aprile per comunicarmi l’appuntamento per il vaccino fissato il 3 maggio, quindi il lunedì immediatamente successivo. Questi sono tempi troppo brevi per organizzare anche il trasporto con un operatore. Altro problema è poi costituito dal fatto che l’amministratore di sostegno è spesso a contatto con la persona fragile amministrata ma, spesso, non è vaccinato, soprattutto se non è un familiare ma è un avvocato come me”.

La mancata somministrazione del vaccino all’amministratore di sostegno è un problema per l’amministrato che non è stato ancora vaccinato. Così come lo è per i caregiver (professionisti e non) poiché anche molti di loro, a contatto con il soggetto fragile, non hanno ancora ricevuto il vaccino. Senza contare poi che figura dell’amministratore di sostegno e quella del caregiver vengono ancora troppo spesso confuse.

L’amministratore si trova inoltre a dover (e voler) affrontare la delicatissima questione che riguarda il benessere emotivo della persona fragile. Per le persone che necessitano dell’amministrazione di sostegno, soprattutto per quelli ricoverati nelle strutture, non è e non è stato facile affrontare l’isolamento e per supportarli venivano e vengono tutt’oggi organizzate dagli operatori videochiamate con i parenti e con le persone più vicine. Non sempre, però, si è trattato di un processo ‘naturale’. A tal proposito, l’avv. Attenni ci ha riferito infatti che è stato “necessario anche un maggior coordinamento con la rete degli altri soggetti presenti attorno al paziente amministrato”.

Chi è dunque l’amministratore di sostegno?

L’istituto dell’amministrazione di sostegno è uno strumento di aiuto per le persone fragili che è stato introdotto dalla legge n. 6 del 2004. L’art. 1 della legge n. 6 del 2004 prevede che “la presente legge ha la finalità di tutelare, con la minore limitazione possibile della capacità di agire, le persone prive in tutto o in parte di autonomia nell’espletamento delle funzioni della vita quotidiana mediante interventi di sostegno temporaneo o permanente”. È una forma di tutela personalizzata, cucita sulle esigenze del soggetto fragile, a seconda del suo stato di salute e delle sue necessità. Consiste nella nomina di un amministratore che viene nominato dal giudice, il quale stabilisce con decreto i compiti che l’amministratore deve svolgere per conto della persona fragile, cosiddetto amministrato.

La personalizzazione della misura è necessaria perché non tutte le malattie comportano le stesse difficoltà nella gestione delle attività quotidiane e l’amministratore di sostegno è la figura più idonea ad aiutare i più fragili a vivere una vita quanto più normale possibile, consentendo loro di conservare la propria dignità e una parte di autonomia. Di fatto, l’amministratore di sostegno fornisce un supporto alla persona in difficoltà, limitando il proprio intervento solo negli atti per cui si rende necessaria l’assistenza per esigenze di protezione. Ciò non può avvenire né con l’inabilitazione, né tanto meno con l’interdizione.

Per approfondimenti leggi anche: “L’amministrazione di sostegno: a cosa serve, quando si nomina, quali sono i suoi doveri”.

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