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La normalità è sopravvalutata

Dopo la nascita del piccolo Daniele, affetto da autismo, Katiuscia Girolametti ha iniziato a raccontare la sua vita sui social: oggi è al suo secondo libro sul tema

Siamo una famiglia fuori dagli schemi. Vivo con quattro maschi, una sedia a rotelle e l’autismo, le ultime due appartengono alla stessa persona; l’autismo è arrivato a casa nostra con il taglio cesareo d’urgenza insieme a Daniele: in una notte sono nati lui e la sua disabilità”. Katiuscia Girolametti, romana, classe 1984, è conosciuta nel web come Katyg. E “La normalità è sopravvalutata” (Casa editrice Kimerik) è il suo quarto libro, scritto a tre anni di distanza da “N.5 non è né un profumo né un mambo” che, attraverso una serie di racconti tragi-comici, descriveva i rapporti tra la sua famiglia e il cosiddetto mondo dei normali. “Dopo qualche anno e con tre bambini al posto di due, perché nel frattempo è nato anche Leo, ho voluto spiegare cosa succede quando i figli crescono, specie quando uno di loro ha una disabilità”, spiega l’autrice. 

Ma soprattutto, Katiuscia ha voluto raccontare la sua personale idea di normalità, “un concetto totalmente sopravvalutato”, spiega. “La società è incentrata sul fatto di essere perfetti, conformi, normali appunto. Ma se ci fermiamo a riflettere su cosa sia effettivamente la normalità, ci accorgiamo che non ha proprio nulla di speciale”.

L’idea di scrivere un libro su quello che accadeva alla sua famiglia è nata grazie all’attività sui social, sui quali Katiuscia raccontava la vita con Daniele via via che lei e suo marito scoprivano cosa significasse avere un figlio con disabilità. “Usavo Facebook e il mio blog come un diario – prosegue – e via via che scrivevo sentivo crescere l’interesse intorno ai miei resoconti. Da qui sono nati alcuni gruppi Facebook di mamme che si aiutavano e si rincuoravano a vicenda, incoraggiandosi a l’una l’altra ad andare avanti. Così mi sono accorta che parlare di quello che ci accadeva faceva bene a me, come mamma, ma anche a quelli che seguivano le nostre vicende dall’esterno”. Nei suoi racconti, però, Katiuscia non appare mai sola, ma sempre circondata da suo marito e dai suoi figli. “Siamo una famiglia fuori dagli schemi – si legge nel volume – illusi che la società possa cambiare, convinti che al mondo non esista cattiveria ma solo tanta ignoranza, non siamo perfetti e non ci interessa assolutamente esserlo. Ho deciso di rendere pubblica la mia storia, la nostra storia, dopo aver passato numerose giornate a raccontare sui social”.

Il volume affronta anche il tema dei sibling, ossia i fratelli e le sorelle di persone che hanno una malattia o una disabilità, il cui percorso di crescita appare tanto delicato e complesso. Persone come Manuel, che con suo fratello Daniele dovrà confrontarsi tutta la vita e che potrebbe subire il contraccolpo di vivere all’interno di una famiglia “così impegnativa”. Un giorno, però, Manuel scrive: “Mio fratello è molto attivo! Fa tante cose tutto il giorno e tutti i bambini mi chiedono: “perché non cammina?”. E io rispondo che gli fanno male le gambe, però ha tanta forza e un giorno ce la farà perché lui è forte come un orso”.

Oggi Katiuscia è finalmente felice, perché Daniele è sereno: la prima media, che il ragazzo ha cominciato nella scuola statale Umberto Nobile di Ciampino, vicino a Roma, sta andando a gonfie vele. “Per la prima volta si trova bene a scuola, perché nell’istituto che frequenta costruiscono il percorso didattico intorno al ragazzo disabile, e la disabilità viene considerata una ricchezza per l’intera classe”, spiega sua madre. “Adesso Daniele si sveglia da solo, parla di più, è più sicuro di sé e, dopo anni passati in classe a colorare, studia perfino il francese. Da parte mia – conclude Katiuscia – continuerò a scrivere fino a che le cose non cambieranno. L’inclusione è fondamentale e quello allo studio è un diritto di tutti i ragazzi, disabili e non”.

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