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Io e il drago

L’autore del volume, Francesco Cannadoro: “Questa volta ho voluto che fosse mio figlio Tommi a raccontare la sua storia, in prima persona”

Oggi più che mai è necessario cambiare l’approccio alla disabilità proprio a partire dai più giovani, spiegando loro che questa rappresenta una delle tante cose che possono capitare nella vita e, come tale, va affrontata, conosciuta e rispettata, perché prima impariamo a stare tutti insieme, meglio è. Nel 2016, Francesco Cannadoro ha cominciato a raccontare le vicende della sua famiglia e di suo figlio Tommi attraverso i social e attualmente, oltre a essere autore del blog “Diario di un padre fortunato”, conta quasi 90mila follower su Facebook e altrettanti su Instagram. Nel frattempo ha scritto due libri e oggi è di nuovo in libreria con “Io e il drago. Storia di Tommi raccontata da Tommi” (DeAgostini), un volume destinato, questa volta, ai ragazzi dai 9 anni in su.

Al solito, il protagonista è Tommi (con la i, non con la y, mi raccomando) insieme alla sua famiglia, formata da mamma e papà, oggi tutti residenti a Cattolica. Tommi non può parlare, non vede, non cammina e non riesce a fare un sacco di cose, ma papà Francesco sceglie comunque di lasciare a lui la parola per raccontare, in prima persona, la sua battaglia contro il drago: una malattia che non ha ancora trovato un nome. “Nonostante i mille esami realizzati, oggi Tommi non ha una diagnosi clinica”, spiega suo padre. “I sintomi sono atassia cerebellare con condizione degenerativa e conseguente grave ritardo psico-motorio ed epilessia, ma la diagnosi clinica non c’è”. Eppure, precisa Francesco, Tommi non è né un guerriero né un eroe e neppure un bambino speciale. E perfino il drago sputafuoco somiglia più a un vicino di casa invadente che a un mostro mitologico da sconfiggere grazie al coraggio dell’eroe. “Ma perché ce l’aveva con me ‘sto drago?”, chiosa Tommi nel libro. “Io non gli avevo mai nemmeno fatto niente. Magari gli ricordavo un vicino di casa che gli stava antipatico? Mah! Lui, di certo, stava antipatico a me”.

Nel momento in cui Tommi inizia a raccontare la sua storia si appresta ad andare in prima elementare. La sua paura più grande è che gli insegnanti prima e i compagni poi notino soltanto la sua disabilità. Teme di essere chiamato “poverino”, di suscitare pena e compassione: “Sembra proprio – si legge nel volume – che l’unica cosa che notano le persone quando mi vedono è che sono disabile. Di certo la disabilità è una delle mie caratteristiche, ma non l’unica e nemmeno la più evidente, secondo la mamma”. Eppure, con la disabilità bisogna comunque fare i conti: “È come andare in sala giochi con cinque euro e scoprire che i tuoi amici ne hanno dieci e faranno sicuramente più partite. Però, anche se avrai meno tentativi degli altri a disposizione, non è detto che tu non possa riuscire a fare gli stessi punti”.

Nonostante i timori della vigilia, il primo anno di scuola di Tommi è andato comunque molto bene e ora, a settembre, il piccolo comincerà la seconda elementare. “Lui comunica molto per sensazioni”, racconta il papà. “I suoi compagni sono stati sempre molto affettuosi nei suoi confronti, dandogli tanti stimoli nuovi. La condizione degenerativa tende a spegnerlo, ma gli stimoli contribuiscono a rallentare questo processo. Dal canto suo, Tommi ha sicuramente acceso in loro quella sana curiosità che, se adeguatamente coltivata, potrebbe portare alla costruzione di un futuro diverso”.

D’altra parte, il libro di Francesco Cannadoro è dedicato, oltre che ai ragazzi, a tutti quei genitori che vorrebbero affrontare l’argomento disabilità con i loro bambini ma non sanno bene da che parte cominciare. Inoltre, da settembre si intensificheranno le presentazioni del volume negli istituti scolastici, a partire proprio dalla scuola di Tommi. “È una bellissima opportunità – commenta l’autore – che senza questo libro non si sarebbe mai potuta presentare”.

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