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Angelica Giambelluca

Fondata dalla giornalista Angelica Giambelluca, la nuova testata racconta il mondo che c’è attorno a chi convive con una patologia

Un punto di vista nuovo, diverso: è questo il principio cardine su cui si basa “Persone oltre la malattia”, il nuovo magazine online fondato da Angelica Giambelluca, giornalista professionista dal 2009, specializzata nell’ambito medico e sanitario, e vincitrice dell’edizione 2021 del Premio OMaR per la Comunicazione sulle Malattie e i Tumori rari, nella categoria Audio/Video.

“L’obiettivo di “Persone oltre la malattia” – spiega Angelica Giambelluca – è quello di improntare il racconto della patologia non dal punto di vista medico, ma di come viene vissuta dal paziente. Insomma, raccontare il mondo che c’è attorno a chi convive con una malattia, un disturbo o una condizione che non permette di condurre una vita in salute, senza considerare la malattia come avulsa dalla persona, perché è proprio la persona, il paziente, a fare la differenza. Lo scopo dei nostri articoli è quello di mettere al centro la persona: la intervistiamo, ci facciamo raccontare l’impatto della malattia da cui è affetta, i traguardi, le sfide, le difficoltà quotidiane, dando voce anche ai caregiver e parlando di diritti dei pazienti e di inclusione sociale. Parliamo di come la persona con una qualsiasi malattia o disabilità vive nella nostra società, come fa a trovare un lavoro o a vivere le relazioni, e parliamo pure di argomenti considerati ancora un tabù, come quello della sessualità”.

“La persona – sottolinea Giambelluca – non è la sua malattia, quest’ultima è solo una delle sue caratteristiche. Ma oggi le persone malate sono ancora considerate come ‘malattie vaganti’, si vede prima il morbo e poi, forse, la persona, senza tenere conto della sua storia. Credo invece che è solo tenendo conto della persona nella sua totalità che possiamo prendercene cura nel modo più corretto: comunicazione, relazione, medicina narrativa, ascolto attivo, sono tutti elementi fondanti del tempo di cura, che possono essere determinanti nella diagnosi, nel trattamento e nel risultato delle cure, al pari di un farmaco o di qualsiasi altra terapia”.

Ma come è nata l’idea di questo magazine? “Negli ultimi 10 anni – Racconta Giambelluca – mi sono specializzata nel giornalismo medico-scientifico, collaborando con diverse testate. Tutte le volte che proponevo questo punto di vista non trovavo lo spazio per raccontare le storie che emergevano intervistando i pazienti. Ad un certo punto, quindi, ho deciso di provare a crearlo io, nei ritagli di tempo. Ho cominciato realizzando un blog, “Medora Magazine”. “Persone oltre la malattia” nasce proprio da “Medora”: l’interesse era alto, e così ho deciso di registrare la testata, convinta che il giornalismo debba sempre migliorarsi nel modo in cui racconta. E sono felice di aver trovate colleghe entusiaste di partecipare al progetto e che stanno portando un valore aggiunto a persone”.

Angelica Giambelluca è anche fresca di un Master in medicina narrativa. “In Italia è un ambito nuovo, negli USA, invece, la medicina narrativa ormai è diffusa: si tratta di curare anche attraverso le storie dei pazienti. Raccontare il proprio percorso, la vita quotidiana, la propria relazione con i medici, aiuta non solo il paziente, ma anche il medico a migliorare il suo approccio e il percorso terapeutico. Ho deciso di utilizzare questo nuovo elemento perché mi piaceva tanto e si incastra perfettamente nel progetto di “Persone oltre la malattia”. Sono convinta che sia uno strumento fantastico sia per pazienti che per operatori sanitari e medici, perché questi ultimi trovano il tempo per parlare sia di loro stessi che del tempo passato coi pazienti. Di solito intervistiamo i medici per sapere come si cura una patologia, ma nessuno chiede mai loro come stanno, cosa si portano a casa dalla giornata: andrebbe raccontato anche questo”.

“Ecco – conclude Angelica Giambelluca – mi sento di lanciare un appello ai colleghi: apritevi a questo, raccontiamo più spesso il paziente. I giornali di solito ospitano delle storie lasciando tanto spazio al sentimentalismo e poco alla concretezza, oppure si tende a parlare di certe patologie o situazioni solo nella giornata mondiale, poi il giorno dopo basta. Invece di questi argomenti bisogna parlarne durante tutto l’anno, non solo un giorno”.

Chi volesse raccontare la propria storia, che sia un paziente, un professionista sanitario o un caregiver, può scrivere all’indirizzo e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

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