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Gli occhi del mondo negli occhi dell’Africa. Per riportare la luce lì dove, per colpa di una mosca e di un fiume, c’è solo il buio. Gli occhi del mondo su una sfida che 25 anni fa sembrava impossibile da vincere e che oggi si può quasi vincere. Gli occhi del mondo, nel cuore di Roma per dichiarare guerra alle malattie oculari nei Paesi in via di sviluppo. E’ grazie ai 25 anni di impegno del Mectizan Donation Program voluto, nel 1987, da Merck – in Italia notO come MSD - se oggi la cecità fluviale è stata eradicata in molti Paesi dell’America Latina e può dirsi sotto controllo in Africa.

Un anniversario importante, che viene festeggiato con un evento importante: il II Social Forum internazionale dedicato alle malattie oculari nel Paesi in via di sviluppo che si è svolto il 15 e 16 novembre nella Capitale per disegnare nuove strategie di intervento.

“Il fiume mangia gli occhi”, dicono gli anziani in Africa. Eppure è il fiume che dà la vita e rende fertili i terreni. Quel fiume dal quale le popolazioni non si possono allontanare. Ma il fiume è solo l’inconsapevole culla di una piccola mosca in grado di pungere l’uomo anche diecimila volte in un giorno. Attraverso la sua puntura, questa mosca, deposita nel corpo umano le larve di un parassita, Onchocerca volvus, che da quel momento inizia una corsa senza fine di riproduzione nel tessuto sottocutaneo. Migliaia di larve che ogni giorno nascono e muoiono. Sono loro a mangiare gli occhi perché una volta che raggiungono il nervo ottico la cecità è inevitabile. Si stima che la cecità fluviale, detta anche oncocercosi, abbia reso cieche oltre 500 mila persone e abbia provocato gravi deficit visivi ad altre 800 mila. E ogni anno 40 mila nuovi casi di cecità si aggiungono a questa drammatica casistica.

Cifre da raddoppiare. Perché la caratteristica di questa malattia è che per ogni cieco ci sono due vittime: il malato e un bambino che da quel momento sarà gli occhi dell’adulto. E per questo non potrà mai andare a scuola, mai giocare, mai allontanarsi. Come un ‘cane-guida’. Il fiume ruba gli occhi e anche l’infanzia.
C’era una volta l’oncocercosi. Non manca tanto perché questa storia possa essere scritta così. Grazie ad un progetto unico nel suo genere, che ha il sapore delle favole, ma che fortunatamente è reale, concreto. Si chiama Mectizan Donation Program e inizia nel 1987 quando MSD annuncia con una decisione che non ha eguali di fornire gratuitamente, per tutto il tempo necessario a tutti coloro che ne avessero bisogno, l’unico farmaco disponibile per combattere la malattia, l’ivermectina. E’ l’inizio della fine dell’oncocercosi. Perché se in principio l’obiettivo era curare, poi la parola d’ordine è diventata eradicare. Una sfida più che possibile. In Venezuela, Ecuador e Colombia è già stata vinta. In Africa l’appuntamento è per il 2020. Un programma unico nel suo genere anche perché nonostante sia ‘da grandi numeri’ (oltre 100 milioni di persone raggiunte, 33 i Paesi dove la malattia è endemica, 750 i milioni di trattamenti forniti, più di 5 miliardi di dollari in compresse, più ulteriori 45 milioni di dollari investiti recentemente nel Programma) si affida nella gestione ai Governi locali, alle Associazioni e ai piccoli villaggi con una somministrazione porta a porta. Un successo nel successo questo modello ‘dal basso’.

Un impegno preso 25 anni fa e confermato oggi. Una lezione di Sanità Pubblica.

Parla Pierluigi Antonelli, Presidente e Amministratore Delegato di MSD Italia
«Quest’anno il Mectizan Donation Program spegne le sue prime 25 candeline, festeggiando l’eradicazione della malattia da alcuni Paesi dell’America Latina. Un successo che ci stimola ad andare avanti seguendo il cammino seguito fino ad oggi. Per questo continueremo a rispettare l'impegno preso nel lontano 1987 e a donare Mectizan a tutti coloro che ne hanno bisogno fino a quando questa devastante malattia non sarà eliminata in tutti e 33 i Paesi nei quali è endemica» afferma Pierluigi Antonelli, Presidente e Amministratore Delegato di MSD Italia. «Una decisione in linea con il nostro senso di responsabilità e la nostra convinzione che scienza e ricerca debbano essere, in primo luogo, al servizio della Società. Il Programma di Donazione Mectizan ha cambiato la storia della medicina - aggiunge Antonelli - diventando il modello di intervento che conosciamo oggi. Quest'esperienza ci insegna che nessuno può affrontare da solo un problema di sanità pubblica tanto vasto e che unicamente sfruttando le competenze e le risorse dei settori pubblico e privato, possiamo assicurare che più di 100 milioni di persone ricevano Mectizan ogni anno.  Grazie alla preziosa collaborazione dei Governi e soprattutto al considerevole impegno di tutte quelle associazioni di medici e volontari che operano in condizioni estremamente difficili, milioni di vite sono state salvate. E milioni se ne salveranno fino a che la cecità fluviale non diventerà una malattia del passato».

Oncocercosi: l’eradicazione è vicina. Ma serve una collaborazione organizzata.

Parla Gian Luca Laffi, oculista e Presidente AMOA onlus
«Nei Paesi in via di sviluppo vive il 90% dei ciechi del Pianeta – dice Gian Luca Laffi, Presidente dell’Associazione Medici Oculisti per l’Africa (AMOA)- ma se si riuscisse ad intervenire sulle cause più importanti della cecità, entro il 2020 il numero di ciechi a livello mondiale si potrebbe ridurre di circa due terzi. Non bisogna limitarsi ad andare in questi Paesi, curare i malati e tornare a casa, ma occorre formare personale locale, allestire ambulatori, sale operatorie oculistiche e laboratori di ottica integrando il progetto con il Sistema Sanitario Locale. In questo senso il Mectizan Donation Program è un esempio virtuoso e longevo di partnership pubblico-privato, nonché un modello organizzativo preso in prestito anche da altre agenzie di cooperazione internazionale. Una lezione che ci ha insegnato - e che ci sta ancora insegnando tanto – ad iniziare dall’importanza della collaborazione purché coordinata e non frammentata. E’ fondamentale, infatti, costituire una rete tra coloro che operano sul Territorio, in modo da non disperdere le forze e realizzare un progetto organico, articolato e che duri nel tempo. Appuntamenti internazionali come quello del II Social Forum  su ‘ Le Malattie oculari e la gestione sanitaria nei Paesi in via di sviluppo’ in corso a Roma (oggi e domani all’Hotel Donna Camilla Savelli, in via Garibaldi 27. Il convegno si può seguire anche su Twitter: @socialforum2012) fortemente voluto da MSD Italia è l’occasione da non perdere per fare il punto della situazione, scambiarsi opinioni e informazioni, condividere esperienze e disegnare una strategia insieme in modo da non disperdere gli sforzi compiuti e ottimizzare i risultati della lotta contro la cecità».

Oncocercosi: quando il fiume ruba gli occhi
L’oncocercosi, più conosciuta come cecità fluviale, è una terribile malattia trasmessa all’uomo da una piccola comunissima mosca che, pungendo, rilascia nel sangue le larve infestanti di un parassita (micro filarie). Larve che migrano nel tessuto sottocutaneo dove si maturano e si trasformano in vermi adulti in grado a loro volta di riprodursi in un ciclo infinito. Quando il parassita (filaria Onchocerca volvus) muore si innesca una reazione infiammatoria. Una singola filaria non provocherebbe danni ma migliaia di larve che muoiono, ogni giorno, provocano effetti devastanti a livello oculare, cutaneo e anche del sistema nervoso centrale.

Oncocercosi: la speranza si chiama Mectizan
Una singola dose annuale di Mectizan da 150 a 200mcg/kg è sufficiente per ridurre efficacemente la densità di micro filarie nella pelle già dopo un mese della sua assunzione ed è in grado di mantenere un basso livello di parassiti nel sangue per un anno. Il trattamento, per poter sperare di eradicare l'infezione, deve essere protratto per almeno 15 anni. Inoltre il Mectizan ha anche un effetto benefico sui sintomi e sulle manifestazioni cliniche: allevia il prurito intenso, elimina le micro filarie dall’occhio e arresta la progressione verso la cecità (se questa non è già in fase più avanzata).

 

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