Roma - Per il secondo anno, ICBD - Alessandra Lisi International Centre on Birth Defects and Prematurity - Centro Collaborativo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, presenta il mese della prevenzione dei difetti congeniti e della prematurità per accendere i riflettori sulla salute riproduttiva e preconcezionale attraverso una serie di iniziative informative e l’invito a visitare il sito www.primadellagravidanza.it.
In quest’occasione sono presentati i primi risultati di uno studio, coordinato da ICBD, e realizzato in sette ospedali del nostro Paese sui fattori di rischio preconcezionale nelle neo mamme: il 41% è over 35, il 58% non ha effettuato indagini preliminari e solo il 28% assumeva acido folico prima della gravidanza, ma il 65% ha programmato la maternità.
Ogni anno in Italia nascono 90mila neonati prematuri o con difetti congeniti (250 al giorno), alcuni dei quali molto gravi come la spina bifida e alcune cardiopatie. Molto si può fare per prevenire questi problemi, ma è indispensabile maggiore consapevolezza da parte dei futuri genitori e degli operatori sanitari.
Per questo invitiamo a partecipare agli eventi ICBD che dureranno lungo i mesi di aprile e maggio in tutto il Paese e a visitare il nostro sito www.primadellagravidanza.it, dove sono indicate tutte le misure di prevenzione, i consigli per il futuro padre e la futura madre e le patologie che si possono prevenire seguendo semplici regole. Sul sito è pubblicato il programma degli eventi che sarà aggiornato con nuove date, oltre a quelle già concordate, nei prossimi giorni.
L’identikit della neomamma italiana
LA RICERCA. ICBD ha coordinato uno studio realizzato in sette realtà italiani: Verbania, Fidenza, Genova, Pisa, Roma Fatebenefratelli, Roma Santo Spirito, e Benevento. L’obiettivo era indagare i fattori di rischio preconcezionali presenti nelle neo madri che avevano partorito nelle strutture. Sono state intervistate 2.212 donne.
L’età media delle partorienti è per il 41% oltre i 35 anni, con punte massime nell’Ospedale Fatebenefratelli di Roma, dove il 50% delle donne supera questa età, mentre le più giovani sono risultate le mamme di Benevento che sono nel 34% dei casi è over 35.
Indagato anche il titolo di studio, la nazionalità e l’occupazione: nel 15% le madri posseggono solo la licenza media e sempre per il 15% sono straniere e per il 13% non lavorano né studiano.
Sorprende il dato relativo alla pianificazione delle gravidanze: ben il 65% delle donne ha deciso di pianificare la gravidanza: i valori top sono a Genova, con il 76% del totale e il minimo invece a Benevento con il 52%.
Ancora poche le future madri, solo il 42%, che nell’anno precedente alla gravidanza hanno effettuato visite mediche per chiedere consigli o per farsi prescrivere esami, medicine o vitamine in vista della maternità. Con il picco dell’Ospedale Fatebenefratelli di Roma dove ben il 59% ha provveduto a informarsi (dato che si sposa con l’elevata età delle madri).
Acido folico, fumo, sovrappeso e farmaci
Da anni ripetiamo che l’uso di acido folico va assunto durante l’età fertile, per essere sicuri che tutte le donne al momento del concepimento ne abbiano una buona scorta nel proprio organismo. Serve a costruire le nuove cellule dell’embrione che si moltiplicano tumultuosamente e consente di ridurre fino al 70% il rischio di gravi malformazioni come anencefalia e spina bifida, e contribuire a ridurre il rischio di cardiopatie e labioschisi. L’acido folico quindi è un fattore essenziale di prevenzione, ma solo il 28% delle mamme indagate era abituata ad assumerlo prima dell’inizio della gravidanza. Il mancato uso di questa vitamina del gruppo B è responsabile di una ancora scarsa corretta informazione sulla salute preconcezionale.
L’ospedale dove abbiamo registrato dati migliori sono stati quelli di Genova e il Santo Spirito di Roma, maglia nera a Benevento fermo al 13% dei casi. La situazione paradossalmente si ribalta dopo l’accertamento della gravidanza: l’acido folico viene prescritto e assunto dal 65% delle donne incinte, con nessuna possibilità però di sfruttare la potenzialità preventiva di questa vitamina poiché gli organi del futuro bambino cominciano a formarsi nei primissimi giorni dopo il concepimento, quando la donna non ha ancora realizzato di essere incinta.
Lo studio dell’ICBD ha evidenziato anche l’allarmante frequenza di altri fattori di rischio in queste 2.212 neomamme: il 27% era fumatrice prima di rimanere incinta (minimo 23% a Genova e massimo 33% a Pisa), il 19% in sovrappeso (con un punta del 32% a Benevento) e il 26% assumeva farmaci nel primo trimestre di gravidanza. Queste elevate percentuali vanno abbattute urgentemente con programmi di informazione e di aiuto personalizzato. In particolare il fumo che aumenta il rischio di numerosissimi danni alla salute della donna e del futuro bambino: infertilità, aborti spontanei, complicanze della gravidanza, malformazioni, scarsa crescita fetale e prematurità, solo per citare i più noti. Il rapporto costo-beneficio di tali programmi sarebbe vantaggiosissimo.
Conclusioni
Lo studio dell’ICBD ha fornito una fotografia inedita, quella dei comportamenti non salutari delle donne poco prima e all’inizio della la gravidanza. Ciò non dipende da una loro scarsa attenzione, anzi, se ben informate e aiutate, le cose cambiano radicalmente, infatti, dopo l’inizio della gravidanza molti comportamenti cambiano significativamente. Dipende dalla scarsità di efficaci azioni e programmi preventivi del sistema sanitario nel suo insieme nel campo della salute riproduttiva e preconcezionale.
Così spiega il prof. Pierpaolo Mastroiacovo, direttore ICBD: «È urgente che la sanità italiana si appropri del nuovo paradigma della salute materno-infantile: è indispensabile iniziare ogni azione salutare e preventiva prima dell’inizio della gravidanza, prima dell’inizio di una nuova vita. Dopo, a gravidanza iniziata, è intuitivo, diventa troppo tardi o molto meno efficace».
Visita il sito: www.primadellagravidanza.it