“Il nostro obiettivo è portare la mortalità per parto verso lo zero. Quando avviene un decesso dobbiamo essere certi che si sia trattato di un caso impossibile da prevedere e da gestire”. Con queste parole (riportate sul sito del Ministero della Salute) il Ministro Beatrice Lorenzin ha commentato, in un’intervista effettuata il 4 gennaio a Repubblica, i recenti avvenimenti che hanno portato alla morte di 5 donne e una bimba negli ospedali Sant’Anna di Torino, Spedali civili di Brescia, di Bassano del Grappa e di San Bonifacio a Verona.
Quattro delle puerpere sono decedute in ospedale, poco prima di dare alla luce i figli o subito dopo, mentre la quinta donna, di Foggia, è morta in casa e i medici dell’ospedale hanno potuto solo estrarre la figlia, viva, con un cesareo post-mortem.
A seguito di questi eventi, il Ministro ha subito inviato negli ospedali la task force dell'Unità di crisi istituita a marzo 2015 per verificare eventuali errori nelle procedure eseguite durante il parto, composta da dirigenti del Ministero e dell’Agenas, dai Carabinieri del Nas e da rappresentanti delle regioni, che dovrà accertare se a determinare i decessi abbiano contribuito difetti organizzativi e se siano state rispettate tutte le procedure previste a garanzia della qualità e sicurezza delle cure.
"I primi risultati che stanno arrivando riguardano il caso di Torino, dove non risultano delle responsabilità dirette dell'ospedale Sant'Anna, però stiamo anche investigando su tutta la fase precedente all'arrivo in ospedale, di questa come delle altre perpuere e quindi probabilmente lì c'è necessità di un rafforzamento di quello che è il monitoraggio e la sorveglianza di gravidanze che possono essere a rischio sul territorio", riferisce sempre il Ministro Lorenzin, stavolta a Sky Tg24.
Proprio la fase di monitoraggio sul territorio delle cosiddette gravidanze a rischio è stato definito da Lorenzin un tema di “grande rilevanza” al punto da disporre la stesura di nuove linee guida che affrontino proprio questo aspetto. “Su questo sta lavorando Agenas insieme alle Società scientifiche, si tratta di gestire le questioni che vanno oltre le linee guida della gravidanza fisiologica, sia nella fase di gestazione che in quella di alta complessità”, ha spiegato.
Questo aspetto si rende necessario anche per l’andamento che si riscontra nel nostro Paese, ossia l’inizio di gravidanze in età sempre più avanzate, un fenomeno che implica “un aumento dei fattori di rischio, bisogna quindi essere più attrezzati a gestire le complessità”. Il ministro Lorenzin ha però precisato che questo aspetto non ha nulla a che vedere con i recenti drammatici casi di cronaca, visto che in questi casi i decessi si sono registrati in “ospedali di eccellenza che gestiscono ogni anno migliaia di casi”.
Il tasso di mortalità materna, riporta sempre il sito del Ministero della salute, è ancora inaccettabilmente troppo alto. Nel mondo, ogni giorno, circa 830 donne muoiono per complicazioni durante la gravidanza o il parto; solo nel 2015 si stima che ne siano morte 303 mila. Quasi tutte queste morti si sono verificate in ambienti con scarse risorse e, la maggior parte, avrebbero potuto essere evitate.
Secondo il Rapporto globale sulla mortalità materna dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS):
• Ogni giorno, circa 830 donne muoiono per cause prevenibili legate alla gravidanza e al parto
• Il 99% di tutte le morti materne avviene nei paesi in via di sviluppo
• Il tasso di mortalità materna è più elevato nelle donne che vivono in zone rurali e tra le comunità più povere
• Le ragazze adolescenti in gravidanza corrono un rischio più elevato di insorgenza di complicanze e morte rispetto alle altre donne
• Le cure specialistiche prima, durante e dopo il parto possono salvare la vita delle donne e dei neonati
• Tra il 1990 e il 2015, la mortalità materna in tutto il mondo è scesa di circa il 44%
• Tra il 2016 e il 2030, nel quadro dell'Agenda per lo Sviluppo Sostenibile, l'obiettivo è la riduzione del rapporto globale di mortalità materna a meno di 70 ogni 100.000 nascite.
Per l'Italia, il Gruppo Inter-agenzia per la Stima della Mortalità Materna (MMEIG) dell'ONU ha stimato un tasso pari a 4 decessi ogni 100 mila nati vivi, utilizzando i dati di registrazione di vita come base per la stima. I dati di registrazione vitale sono considerati di altissima qualità, ma anche questi sistemi non sono perfetti e possono sottostimare il fenomeno.
L’Italia, ha messo a punto un sistema di sorveglianza attiva della mortalità materna, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità e finanziato dal Ministero della Salute che, monitora il fenomeno in 8 regioni (Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Campania Puglia e Sicilia) che coprono il 73% dei nati nel Paese.
La mortalità materna, stimata dal sistema di sorveglianza, è pari a 10 decessi ogni 100mila nati vivi con una forte variabilità regionale compresa tra 5 morti in Toscana e 13 in Campania. Le stime confermano che l’Italia è tra i Paesi con la più bassa mortalità materna al mondo sovrapponibile a quella rilevata, attraverso analoghi sistemi di sorveglianza, nel Regno Unito e in Francia.
Nonostante l’Italia registri un contenuto numero di morti materne pari a circa 50 decessi annui, il Ministero della Salute ha ritenuto una priorità di salute pubblica dotarsi di un sistema di sorveglianza in grado di rilevare e valutare ogni morte materna attraverso indagini confidenziali, per identificare eventuali criticità assistenziali o organizzative suscettibili di miglioramento e per ridurre i decessi evitabili stimati pari al 50% nei Paesi socialmente avanzati. Per questo motivo il sistema, grazie al coordinamento dell’ISS, prevede anche la produzione di linee guida e raccomandazioni per la pratica clinica oltre ad attività di ricerca e aggiornamento continuo dei professionisti sanitari sulle principali cause di mortalità e grave morbosità materna evidenziate grazie alla sorveglianza attiva.
Le principali cause di morte materna da complicazione ostetrica diretta sono:
• emorragie (52%)
• disturbi ipertensivi (19%)
• tromboembolismo (10%).
Mentre le principali cause di morti indirette sono rappresentate da:
• disturbi cardiovascolari (36%)
• disturbi cerebrovascolari (21%)
• neoplasie (14%).
Questi risultati sono simili all'analisi globale pubblicata dall'OMS che ha trovato tra le principali cause di mortalità materna diretta: emorragie gravi (per lo più durante e dopo il parto) nel 27% dei casi, la pressione alta indotta dalla gravidanza per il 14%, e le infezioni per l’11%. Il suicidio è risultato responsabile del 12% del totale delle morti materne nella sorveglianza italiana e per questo motivo l’ISS ha promosso un progetto di ricerca - intervento sulla maternità e paternità fragile e sulla prevenzione del disagio perinatale.
In Italia sono state rilevate differenze di mortalità materna tra le regioni, tra immigrate e donne italiane, e in base al livello di istruzione.
In Piemonte, Emilia-Romagna, Lazio e Sicilia il tasso di mortalità materna è due volte più elevato tra le donne con un basso livello di istruzione rispetto a quelle con un titolo di studio superiore.
Per approfondire leggi le Linee guida gravidanza fisiologica.
Per i dati sulla mortalità neonatale leggi il Rapporto 2013 Cedap (Certificato di assistenza al parto).