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La scelta ha scatenato le reazioni delle famiglie dei pazienti e del Comune. Manca il personale

Il centro per le malattie rare dell'Istituto di neuropsichiatria infantile dell'Azienda ospedaliero universitaria di Sassari ha sospeso le attività. Non si sa per pochi giorni o per lunghi mesi. Una scelta che ha sconvolto i pazienti di tutto il nord Sardegna. La struttura ha infatti in carico oltre 500 pazienti. Numeri importanti che hanno spinto la commissione Disabilità del comune di Sassari a intervenire: “Si chiude uno dei centri di cui la rete per le malattie rare poteva fino ad ora disporre, centri così rari anch'essi e di cui il Nord-Centro Sardegna poteva farsi vanto.

Succede quando sull’assistenza per le malattie rare Italia ed Europa cambiano marcia: nel 2014 infatti è stato approvato in conferenza Stato-Regioni il Piano nazionale malattie rare 2013-2016, il ministero della Salute dà spazio alla Consulta delle associazioni dei malati rari e il Parlamento europeo e il Consiglio d’Europa adottano l'assistenza transfrontaliera. La chiusura di questo essenziale servizio impoverisce non solo l'Aou di Sassari ma anche la rete delle malattie rare, rete già così disomogenea nella sua distribuzione nazionale e regionale”.

Il motivo della chiusura sembra essere legato al combinato disposto di alcune normative a al processo di riorganizzazione della rete assistenziale portato avanti dalla giunta regionale guidata da Francesco Pigliaru. Ambienti vicini all'azienda hanno rivelato che sarebbe scaduto il contratto di un medico che aveva in carico i pazienti. Rapporto che al momento non sarebbe possibile rinnovare a causa del blocco del turn over imposto da alcune decisioni legate al contenimento della spesa sanitaria regionale. Le vittime di norme e codicilli non sono solo bambini. Il centro seguiva anche pazienti adulti in una percentuale che si aggirava intorno al 30 per cento. Le famiglie dei pazienti – molti dei quali affetti da gravi forme di disabilità – hanno fatto intendere che sarebbe gravissimo costringerli a percorrere oltre 200 chilometri per raggiungere le strutture presenti a Cagliari. Distanze che possono superare i 300 chilometri per i residenti nell'Alta Gallura. Si chiede alla Regione e all'università di Sassari di intervenire nel più breve tempo possibile.

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