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Inserimento lavorativo disabili

L’analisi delle Linee Guida sul collocamento mirato delle persone con disabilità, mai pubblicate, a cura del direttore generale dell’Agenzia Nazionale Disabilità e Lavoro

Collocare lavorativamente una persona con disabilità, ormai pare chiaro, è faccenda complessa. Nelle ultime settimane diverse testate di settore hanno ricominciato a parlare delle Linee Guida sul collocamento mirato delle persone con disabilità, previste dal Decreto Legislativo n. 151 del 2015, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 14 settembre di quell’anno, ma mai giunte a pubblicazione. Come mai?

“Dal lontano 2015 – spiega Marino Bottà, direttore generale di ANDEL - Agenzia Nazionale Disabilità e Lavoro – non si è fatto più niente: queste Linee Guida sono rimaste in sospeso talmente a lungo che un mese fa ho deciso di diffonderle, nella speranza che questa bozza possa essere definitivamente archiviata”.

Nonostante il sostegno da parte delle confederazioni sindacali e delle associazioni che si occupano di disabilità, infatti, l’enorme rischio che si cela dietro la pubblicazione di un documento così obsoleto è il superamento di qualsiasi proposta di riforma del Collocamento Disabili, liquidando così il problema dell’inserimento lavorativo.

“Chiunque abbia un’esperienza diretta e operativa nel campo dell’inserimento lavorativo – spiega ancora Bottà – le riconosce come un semplice esercizio di letteratura, senza sostanza, in sostanza uno strumento del tutto inefficace. Non è attraverso questo strumento che si otterrà un cambio di passo”.

I dati diffusi dal Ministero del Lavoro a inizio 2021, attraverso la IX Relazione sullo stato di attuazione della Legge n. 68 del 12 marzo 1999 “Norme per il diritto al lavoro dei disabili”, fotografano una situazione nazionale che vede soltanto il 31,3% - sulla base di circa 1 milione di cittadini iscritti nelle liste - delle categorie protette effettivamente collocate, nettamente meno rispetto al tasso di occupazione di chi non ha alcuna disabilità, registrato al 57,8%. Quando si entra nel campo delle disabilità complesse – disabilità intellettiva, psichiatrica, malattie rare, invalidità neurologiche complesse, ecc. – i numeri, già risibili, precipitano ulteriormente.

“La difficoltà di collocamento delle persone disabili in Italia ha già portato a richieste di chiarimenti dall’Europa e dall’ONU; tra l’altro, ci si riferisce a numeri fortemente imprecisi a causa della mancanza di una banca dati nazionale che registri nel dettaglio le iscrizioni e gli avviamenti effettivi. In aggiunta, la mancanza di un’analisi qualitativa, oltre che quantitativa, non consente l’ideazione di politiche attive mirate, riforme o qualsiasi altra programmazione.”

“I numeri a disposizione di ANDEL – prosegue l’esperto - mostrano che, nel panorama italiano, le aziende meno ottemperanti rispetto agli obblighi di assunzione prescritti dalla Legge 68/99 sono quelle di grandi dimensioni. Queste, infatti, evitano le assunzioni in quota di riserva grazie alla mancanza di controlli da parte delle istituzioni preposte. Alcune grandi città del Nord arrivano a percentuali di evasione degli obblighi di legge calcolata attorno al 70%. Non solo evasione ma anche elusione: aziende che formalmente rispettano gli adempimenti burocratici ma che, nella pratica, non integrano fattivamente lavoratori iscritti negli elenchi del Collocamento Disabili. Ora, lo sblocco dei licenziamenti post-COVID – denuncia ANDEL – rischia di portare a un aumento esponenziale di nuovi iscritti ai servizi di collocamento mirato, che già prima della pandemia non riuscivano a sostenere, se non in minima parte, le richieste occupazionali”.

“Al contrario di ciò che si potrebbe pensare, la “colpa” di tutto questo non è affatto da imputare alla Legge 68/99, che regolamenta proprio l’inserimento lavorativo dei disabili. Fin dalla sua emanazione – aggiunge infatti Bottà – la legge italiana è stata riconosciuta come la migliore d’Europa, il problema è che non ha potuto disporre di servizi adeguati per potersi concretizzare in termini di inserimenti lavorativi.

Il problema non sta nelle norme in materia e nemmeno negli stanziamenti economici, che già dal 2008 sostengono saldamente il mercato del lavoro per i disabili. Le criticità – fa presente con forza ANDEL – sono rappresentate dai sistemi provinciali di collocamento, oramai ridotti a meri uffici burocratici privi di personale professionalmente adeguato per perseguire l’inclusione lavorativa.

Per compensare la carenza di formazione tra le più recenti iniziative proposte da ANDEL, a sostegno del collocamento mirato, c’è la creazione della figura del Disability Job Supporter, un operatore a disposizione, dei servizi provinciali per il collocamento, dei servizi sociali e socio sanitari, delle scuole superiori, delle università e delle aziende pubbliche private e delle PP.AA.; figura in grado di fornire un supporto consulenziale a trecentosessanta gradi al disabile e all’azienda, attraverso la redazione del Progetto personalizzato di accompagnamento al lavoro per il disabile e del Progetto personalizzato di assolvimento degli obblighi per l’azienda”.

Mission di ANDEL, in generale, è quella di promuovere migliorare l’efficacia del sistema di collocamento delle persone disabili, di supportare le aziende nell’assolvimento degli obblighi di legge e di diffondere una cultura inclusiva quanto più ampia possibile. Tutto questo però viene svolto con una modalità diversa rispetto al classico inserimento lavorativo: l’iter non passa prima per il cittadino disabile in cerca di lavoro e poi per l’azienda ma prima per l’azienda, chiamata a delineare un profilo di competenza specifico in base alle proprie necessità, cui segue un “incontro” con il profilo più adatto dei lavoratori “mappati” sull’intero territorio nazionale. Si tratta, in sostanza di un vero e proprio matching calibrato tra domanda e offerta di lavoro.

“Obiettivo dell’Agenzia – conclude Bottà – è la creazione di una nostra banca dati nazionale di lavoratori ascrivibili alle categorie protette, a partire da colloqui mirati. Per ciascuno di essi, poi, verrà redatto un progetto personalizzato di inserimento lavorativo. In seguito, attraverso una consulenza specifica rivolta alle aziende sugli assolvimenti degli obblighi di legge, sarà possibile individuare i profili più adatti per l’inserimento, compatibilmente anche con l’elemento geografico. Tutti i dettagli sono disponibili sul sito di ANDEL”.

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