Per i cittadini la possibilità di accedere più agevolmente a cure fuori regione e ricevere prestazioni davvero personalizzate sulla base della storia clinica
Nei giorni scorsi, nel corso di una seduta della Conferenza Stato-Regioni, le Regioni hanno dato l’ok allo schema di Decreto presentato dal Ministero della Salute, contenente le nuove Linee Guida per l’attuazione del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE). Le Linee Guida, si legge nel comunicato diffuso al termine dell’incontro, garantiranno omogeneità di applicazione sul territorio nazionale. L’obiettivo – fa sapere la Conferenza – è fare presto per rendere il Fascicolo sanitario Elettronico un efficace strumento di diagnosi e cura, grazie anche all’aumento della qualità e della quantità dei dati clinici. Dati che offriranno informazioni alle istituzioni sanitarie per definire e attuare politiche di prevenzione, programmazione sanitaria e di governo e agli enti di ricerca informazioni per indirizzare l’attività di ricerca medica e biomedica.
Rafforzando il Fascicolo Sanitario Elettronico, inoltre, il Servizio Sanitario Nazionale potrà affrontare con maggiore consapevolezza le sfide strutturali relative al progressivo invecchiamento demografico, al divario territoriale nell’accesso alle cure, contribuendo alla proliferazione di informazioni medico-sanitarie disponibili in rete, alla gestione di campagne di prevenzione e a dare risposte più efficaci alle emergenze sanitarie.
L’investimento necessario per la piena operatività delle nuove misure sarà coperto dalla Missione 6, Componente 2, Investimento 1.3.1 del PNRR, dedicata specificamente dal Fascicolo Sanitario Elettronico, per una spesa totale di 1,38 miliardi di euro.
COSA PREVEDONO LE LINEE GUIDA
Le Linee guida sintetizzano ed emendano tutte le precedenti raccomandazioni e si configurano come la base per l’attuazione nel periodo 2022-2026.
In base a quanto previsto dalla Linee guida, il potenziamento del Fascicolo Sanitario Elettronico punta al raggiungimento di quattro obiettivi:
- Accesso: creare un FSE omogeneo sul territorio nazionale, che rappresenti l’unico ed esclusivo punto di accesso per gli assistiti ai servizi del SSN.
- Integrazione: rendere il FSE uno strumento efficace per la diagnosi e la cura, che condivida i dati clinici rilevanti tra professionisti e strutture sanitarie (sia pubbliche che private), garantisca continuità assistenziale sul territorio, sia utile alla gestione dei pazienti cronici e si integri con le farmacie nella definizione del piano terapeutico.
- Personalizzazione: aumentare la qualità e numerosità dei dati clinici presenti nel FSE per contribuire alla capacità di diagnosi e cura personalizzata da parte dei professionisti sanitari.
- Policy: creare una base di conoscenza sullo stato di salute della popolazione, che concorre a fornire informazioni alle istituzioni sanitarie, per supportarle nella definizione e attuazione delle politiche di prevenzione, programmazione sanitaria e governo, e agli enti di ricerca per l’attività di ricerca medica e biomedica.
Il progressivo invecchiamento della popolazione implica un crescente numero di cittadini non auto-sufficienti e di pazienti che tendono a sviluppare patologie croniche. Queste affliggono oggi 23,5 milioni di cittadini in Italia, di cui 12,5 milioni affetti da multi-cronicità, e assorbono 67 miliardi di euro della spesa sanitaria a carico del SSN1 (circa il 60% della spesa complessiva). Per questo, la riforma del Fascicolo Sanitario Elettronico si muove lungo quattro direttrici d'azione fortemente interconnesse:
- garantire servizi di sanità digitale omogenei e uniformi,
- uniformare i contenuti in termini di dati e codifiche adottate,
- rafforzare l’architettura per migliorare l’interoperabilità del FSE,
- potenziare la governance delle regole di attuazione del nuovo FSE.
Il testo completo dello schema di decreto contenente le Linee Guida è disponibile a questo link.
I BENEFICI PER IL CITTADINO
La realizzazione di tali requisiti produrrà per il cittadino alcuni benefici diretti: dalla facilitazione dell’accesso alle cure su tutto il territorio nazionale alla possibilità di ricevere cure personalizzate in base al quadro clinico individuale, passando per un aumento della consapevolezza sul proprio stato di salute, grazie ai dati clinici, utile a intraprendere azioni per prevenire l’insorgere delle patologie.
Da non trascurare poi anche benefici indiretti quali il miglioramento della qualità delle cure assicurate da professionisti e strutture sanitarie attraverso l’utilizzo dei dati clinici e la loro cooperazione, un aumento delle capacità del sistema sanitario di intercettare per tempo l’insorgere di patologie e del diffondersi di epidemie, grazie all’uso di dati clinici, la programmazione dell’offerta di prestazioni sulla base delle caratteristiche della popolazione assistita e il potenziamento della ricerca per l’individuazione di nuove cure e trattamenti.
L’accesso al FSE anche al di fuori della Regione o Provincia Autonoma di residenza è garantito da un sistema apposito, con l’obiettivo di assicurare all’assistito la portabilità del suo fascicolo in caso di trasferimento di Regione e la ricerca e consultazione dei suoi documenti prodotti al di fuori della Regione di assistenza.
LA RIFORMA DELL’ASSISTENZA TERRITORIALE
Ricordiamo, in conclusione, che la riforma del FSE rientra in un più ampio progetto di revisione dell’assistenza sanitaria territoriale, prevista e finanziata dal PNRR, denominata DM 71. A seguito del reiterato no della Regione Campania, per regioni finanziarie, che ha impedito il raggiungimento di un’intesa dell’intero tavolo della Conferenza Stato-Regioni, sul documento il Consiglio dei Ministri ha deciso di procedere all’approvazione di una delibera motivata che autorizza il ministero della Salute ad adottare il decreto ministeriale (di concerto col Mef) sui “modelli e standard per lo sviluppo dell'Assistenza territoriale” che recepisce il cosiddetto “DM 71” con gli standard per l’assistenza territoriale.
Il Governo dunque, nel rispetto della legge e come preannunciato nei giorni scorsi, ha deciso di andare avanti da solo, così da consentire che non vadano sprecati i fondi del PNRR per la riforma della sanità territoriale, del valore circa 7-8 mld, che si rischierebbero di andar persi in caso di mancato rispetto dei tempi previsti dal Piano per l’approvazione della riforma.
Per tutti i dettagli su cosa prevede lo schema del DM 71 si rimanda all’approfondimento dedicato: “Sanità: pronto il documento di riforma dell’Assistenza Territoriale ma è nuovo stallo da parte delle regioni”.
Aggiornamento:
Sulla Gazzetta Ufficiale - Serie Generale n. 102 di martedì 3-05-2022 è stata pubblicata la Delibera del Consiglio dei Ministri 21 aprile 2022, Delibera sostitutiva dell'intesa della Conferenza Stato-regioni, relativa allo schema di decreto del Ministro della salute, concernente il regolamento recante «Modelli e standard per lo sviluppo dell'assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale».