Sulla fecondazione eterologa potrebbe presto scoppiare il caos. Venerdì il consiglio dei Ministri ha deciso di non decidere, l'ipotesi di emanazione di un decreto-legge è stata infatti archiviata per lasciare al Parlamento ampi margini di manovra. Una scelta di comodo utile per evitare che i temi etici potessero minare la tenuta della maggioranza di governo. Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha annunciato qualche ora fa l'avvio di un tavolo entro settembre, un confronto con le Regioni in cui potrebbe essere coinvolta anche la Corte costituzionale. Il tavolo potrebbe cercare una via normativa che sistemi almeno alcuni punti lasciati in sospeso dalla sentenza della Consulta in attesa della legge del Parlamento. Tra i problemi da risolvere ci sono l'istituzione di un registro centrale delle donazioni dei gameti, la fissazione di un tetto massimo al numero di gravidanze generate da uno stesso donatore e il recepimento di una direttiva europea sulle autorizzazioni per i centri per la procreazione assistita.
Con la rinuncia di Palazzo Chigi svanisce anche l'ipotesi di un inserimento della terapia nei Livelli essenziali di assistenza e lo stanziamento di dieci milioni di euro. Le Regioni dovranno quindi fare ricorso alle proprie risorse per poter permettere alle coppie di avviare i trattamenti. Enrico Rossi, governatore della Toscana, ha fatto capire che non attendere le decisioni del ministero della Salute. Firenze farà di tutto per avviare al più presto possibile gli impianti di ovuli fecondati. Ipotesi subito stoppata da Sergio Chiamparino, nuovo presidente della Conferenza Stato-Regioni. “Ne discuteremo da settembre in poi, non c'è fretta e non c'è necessità di accelerazioni. Sono convinto che sia necessario un quadro normativo nazionale”, ha spiegato in un'intervista il presidente della giunta regionale del Piemonte.