La proposta della Conferenza Stato-Regioni
Il 16 ottobre la Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome ha approvato la proposta di accordo sulla teleconsulenza nell’ambito delle Reti Regionali per le malattie rare. L’utilizzo dello strumento della teleconsulenza potrebbe potenziare il funzionamento delle Reti Regionali, in maniera veloce e a basso costo.
Non si tratta ovviamente solo di consulenze cliniche, ma di favorire un vero e proprio network che preveda di garantire la migliore conoscenza e competenza possibili nella presa in carico del paziente, che non deve essere costretto a spostarsi dal proprio territorio di residenza per recarsi necessariamente presso i (pochi) presidi accreditati.
L’obiettivo della proposta è far si che nelle reti di eccellenza per le malattie rare si instauri: un’interazione tra i presidi accreditati, tra essi e le strutture ospedaliere e territoriali più vicine ai pazienti e infine una relazione tra presidi accreditati e pazienti.
Per il momento si tratta solo di una proposta, sarà dunque necessario attendere per capire se il Governo intenda dar seguito agli obiettivi indicati dalle regioni, che analizziamo di seguito.
La teleconsulenza comprende una serie di tipologie di prestazioni differenti tra loro per complessità, tempo di realizzazione, risorse impiegate e responsabilità del consulente.
Il Teleconsulto
Il teleconsulto tra professionisti può avvenire in tre modi.
- Fornitura a distanza da parte di un professionista o di un gruppo di professionisti particolarmente esperti in un determinato settore di un parere puntuale su un quesito clinico o diagnostico inviatogli da un altro professionista.
- Consulenza a distanza da parte di un professionista o di un gruppo di professionisti esperti su un quesito inerente una condizione clinica complessa di un paziente che richiede invii di più dati in successione temporale.
- Presa in carico a distanza. Si intende una prestazione di tele-consulenza nella quale un professionista di un presidio accreditato per le malattie rare si avvale di una rete di servizi ospedalieri o territoriali che realizzeranno il piano clinico- assistenziale, di cui comunque il professionista del presidio accreditato mantiene la responsabilità globale.
La presa in carico a distanza deve essere autorizzata dall’Azienda sanitaria di residenza del paziente, e chiesta o comunque accettata dalla rete dei servizi coinvolti.
La telecooperazione
La telecooperazione tra professionisti permette ad un medico di realizzare un atto sanitario con la supervisione a distanza di altro professionista.
La telesorveglianza
Permette ad un professionista sanitario di un presidio accreditato di effettuare un monitoraggio clinico a distanza interpretando dati che giungono dal paziente in modo automatico o mediato dal paziente stesso o da un sanitario.
Poiché le prestazioni di teleconsulenza comportano l’interazione di più attori che sono quasi sempre lontani tra di loro è necessario che esse avvengano solo se il paziente è informato della prestazione e siano chiare le responsabilità professionali.
La consulenza deve essere richiesta da un dirigente sanitario e può essere espletata solo da un professionista o un’equipe operanti nei presidi accreditati per le malattie rare.
Le attività possono essere svolte in infrastrutture che sono capaci di dare garanzie tecnologiche sufficienti sull’accessibilità e l’operatività del servizio e la sua continuità di erogazione, sull’integrità del dato trasmesso, sulla protezione dei dati da accessi non autorizzati e sulla riservatezza delle informazioni personali.
L’utilizzo dei dati a fini scientifici sarà consentito ai Centri che li producono, previo consenso informato del paziente e a reti di Centri volontariamente cooperanti, purché i dati siano criptati e sia raccolto il consenso informato dei pazienti coinvolti.
In attesa della definizione di una tariffa omogenea a livello nazionale è previsto un periodo di sperimentazione, della durata di 3 anni, in cui saranno valutate le risorse messe in campo per l’esecuzione delle prestazioni di teleconsulenza.
La messa a regime sarà preceduta da una fase sperimentale della durata di 3 anni in cui sarà valutata la fattibilità, la sostenibilità economica, l’appropriatezza delle
prestazioni e delle tariffe, la qualità percepita dagli operatori e dagli utenti.
Articolo redatto da Nomos Centro Studi Parlamentari