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Fabio Rizzi, presidente della Commissione sanità del Pirellone, ci racconta lo spirito della riforma

Osservatorio Malattie Rare ha deciso di incontrare il presidente della commissione Sanità del Consiglio regionale della Lombardia, Fabio Rizzi, medico di Varese eletto nelle liste della Lega Nord. La massima assemblea lombarda sta infatti lavorando a una legge di riforma del Sistema sanitario regionale, da più parti riconosciuto come uno dei modelli più validi a livello europeo. La nuova normativa può quindi diventare “esempio” per gli altri ordinamenti regionali, spesso incapaci di raggiungere le performance di efficacia ed efficienza registrate a Milano e dintorni.


Onorevole Fabio Rizzi perchè si è reso necessario intervenire sul Sistema sanitario lombardo?

Il nostro Sistema sanitario è certamente riconosciuto come un'eccellenza, rimane comunque vecchio di 17 anni: la legge 31 che lo istituiva risale infatti al 1997. Vi è quindi la necessità di una profonda manutenzione. Sono ovviamente mantenuti i cardini del sistema, a partire dal concetto di “Libera scelta” basato su una sana competizione tra erogatori pubblici ed erogatori privati pariteticamente accreditati. Dobbiamo andare incontro ad un'evoluzione colmando alcune lacune, fondamentalmente due. Mi riferisco in primis alla sostanziale ospedalocentricità del sistema, che ha certamente favorito la nascita di grandi eccellenze, ma a parziale discapito della sanità territoriale, troppo depauperata di risorse e che ha perso la propria capacità di filtro, rendendo ormai insostenibili le liste d'attesa per prestazioni ambulatoriali e di ricovero. Anche i sovraffollamenti dei Pronto Soccorsi rappresentano una tematica su cui intervenire con urgenza. Stiamo inoltre legiferando tenendo a mente la necessità di implementazione tra Sanità e Sociale, il cui confine non è più identificabile, in ragione del fatto che le due tematiche sono sempre più intersecate e che necessitano quindi di una gestione unitaria.

Qual è quindi lo spirito della normativa?

Oltre ai principi precedentemente citati verrà rafforzata la separazione tra controllore e controllato, con le ASSL (Agenzie Socio Sanitarie Locali) che faranno solo programmazione e controllo e le AISA (Aziende Integrate per la Salute e l'Assistenza) che erogheranno prestazioni sociosanitarie ospedaliere e territoriali. Il passaggio che ritengo cruciale è rappresentato dal fatto che la programmazione sarà basata sull'analisi dei bisogni e sull'epidemiologia territoriale, valutate con rigore ed intersecate con le linee guida delle Società scientifiche internazionali. Stiamo mettendo al centro i concetti di appropriatezza clinica, prima che economica, passeremo dal curare al prendersi cura. Vaglieremo quindi appositi Percorsi diagnostico-terapeutici certificati per la presa in carico dell'anziano, del fragile e del cronico. Questi ultimi assorbono il 73% delle risorse ma rappresentano il 30% della popolazione.

Ci saranno interventi dedicati ai pazienti affetti da malattie rare...

Le malattie rare non sono citate nell'articolato di legge, che per sua stessa natura declina principi e non particolari operativi. Tutta la nuova Rete di Sistema predispone però una migliore gestione anche di queste patologie, a partire dalla maggior disponibilità di risorse che si libereranno dall'ottimizzazione del sistema. La parte strettamente operativa sarà demandata ai successivi atti amministrativi: mi riferisco al nuovo Piano Socio Sanitario Lombardo e alle Regole di Sistema.

Cosa dovrebbero mutuare le altre Regioni dal vostro sistema?

Ho la presunzione di credere che il futuro Sistema sociosanitario sarà paradigmatico per i prossimi vent'anni non solo per le altre Regioni, ma sono certo che diverrà il punto di riferimento per molti Paesi cosiddetti emergenti che stanno strutturando un proprio Sistema sanitario e che già ci stanno cercando per ispirarsi al nostro modello. Per questa ragione abbiamo previsto l'istituzione di un'Agenzia promozionale.

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