Maria Elena Boschi: “La riforma della Costituzione affida al Senato il confronto tra Stato e Giunte”
Il governo della sanità italiana è destinato a cambiare radicalmente. L'eventuale entrata in vigore del disegno di legge costituzionale sull'abolizione del bicameralismo paritario e la riscrittura dei rapporti tra lo Stato e le Regioni potrebbe portare alla cancellazione della Conferenza Stato-Regioni. Organo di raccordo tra il governo nazionale e le ventuno Giunte regionale da cui – sino a questo momento – sono passate tutte le norme di riforma e finanziamento del Servizio sanitario nazionale.
I malati rari e le loro associazioni potrebbero quindi vedersi costretti a cambiare interlocutore per chiedere il rispetto dei loro diritti e maggiori tutele. Maria Elena Boschi, ministro per le Riforme e i Rapporti col Parlamento, è stata audita dalla commissione Bicamerale per gli Affari regionali nella sua ultima seduta. L'esponente del Partito democratico ha spiegato come potrebbe cambiare l'architettura istituzionale: “Nel momento in cui la Costituzione attribuisce al Senato in modo chiaro come funzione fondamentale proprio quella di raccordo, sarà il Senato in futuro – almeno nella nostra idea di costituzione del nuovo assetto – a doverla esercitare in modo principale e sostanzialmente esclusivo con questa forza e con questa centralità”. Secondo la Boschi, molte delle competenze oggi svolte dalla Conferenza Stato-Regioni, potrebbero essere attribuiti al “nuovo” Senato grazie a una corposa modifica del Regolamento di Palazzo Madama. Un iter che dovrebbe essere portato avanti dai senatori che andranno a rappresentare le Regioni e le aree metropolitane.
Sullo sfondo dell'intera vicenda resta poi la “clausola di supremazia” che sarà presente nel nuovo testo della Costituzione. Norma che consentirà allo Stato di esercitare poteri e competenze spettanti alle Regioni. Un grimaldello che potrebbe essere utilizzato anche per “ricentralizzare” la gestione della Sanità pubblica.