Un imponente studio globale su 347.000 soggetti ha rivelato che trentuno nuovi geni sono legati alla pressione del sangue
LONDRA (REGNO UNITO) – Trentuno nuovi geni collegati con la pressione del sangue sono stati identificati in uno dei più estesi studi genetici sulla pressione arteriosa realizzati fino ad oggi, che ha coinvolto più di 347.000 persone ed è stato condotto congiuntamente dalla Queen Mary University di Londra e dall'Università di Cambridge. Le scoperte riguardano i cambiamenti del DNA in tre geni che hanno effetti molto più importanti sulla pressione arteriosa nella popolazione rispetto a quanto ipotizzato in passato, forniscono nuove informazioni sulla fisiologia dell'ipertensione e suggeriscono nuovi bersagli per il trattamento.
La pressione alta o ipertensione è un rilevante fattore di rischio per malattie cardiovascolari e morte prematura, e si stima che sia responsabile di un carico di malattia globale e mortalità prematura maggiore di qualsiasi altro fattore di rischio. Tuttavia, vi è una scarsa conoscenza sulla genetica della pressione sanguigna.
I team di ricerca hanno studiato i genotipi e le cartelle cliniche di circa 347.000 persone, per trovare collegamenti tra il loro patrimonio genetico e la salute cardiovascolare. Tra i partecipanti, individui sani e con diabete, malattia coronarica e ipertensione, provenienti da tutta Europa (tra cui Regno Unito, Danimarca, Svezia, Norvegia, Finlandia ed Estonia), Stati Uniti, Pakistan e Bangladesh. Lo studio ha riunito circa 200 ricercatori provenienti da 15 paesi, compresi diversi centri italiani.
“Sappiamo già da studi precedenti che la pressione alta è un importante fattore di rischio per le malattie cardiovascolari”, ha commentato la professoressa Patricia Munroe della Queen Mary University di Londra, autrice dello studio. “Trovare altre regioni geniche associate alla condizione ci permetterà di mappare e capire i nuovi percorsi biologici attraverso i quali la malattia si sviluppa, e anche mettere in evidenza nuovi potenziali bersagli terapeutici. Questo potrebbe anche rivelare farmaci che sono già esistenti, ma che ora potrebbero essere utilizzati per trattare l'ipertensione”.
La maggior parte delle scoperte sulla pressione arteriosa fino ad ora hanno riguardato varianti genetiche comuni che hanno piccoli effetti su di essa. Lo studio pubblicato su Nature Genetics, invece, ha trovato varianti in tre geni che sembrano essere rari nella popolazione, ma che hanno fino a due volte l'effetto delle precedenti sulla pressione sanguigna.
Un altro studio complementare, pubblicato sempre su Nature Genetics e condotto da Patricia Munroe e Christopher Newton-Cheh (della Harvard Medical School), ha scoperto 17 nuovi geni coinvolti nella regolazione della pressione sanguigna, che giocano un ruolo nei tessuti oltre a quello svolto dai reni.
“L'ampiezza del nostro studio ci ha permesso di identificare varianti genetiche possedute da meno di una persona su cento, che influenzano la regolazione della pressione sanguigna”, ha dichiarato la dottoressa Joanna Howson dell'Università di Cambridge, autrice dello studio. “Anche se sappiamo da tempo che la pressione arteriosa è un fattore di rischio per la malattia coronarica e l'ictus, il nostro studio ha dimostrato che ci sono fattori di rischio genetici comuni alla base di queste condizioni”.
Ad esempio, il gene RBM47 codifica per una proteina responsabile delle modifiche all'RNA, mentre RRAS è coinvolto nei processi del ciclo cellulare ed è già stato implicato in una condizione correlata alla “sindrome di Noonan”, caratterizzata da anomalie cardiache. COL21A1 è coinvolto nella formazione del collagene in molti tessuti, compresi il cuore e l'aorta, e insieme a RRAS merita particolare interesse, dal momento che entrambi sono coinvolti nel rimodellamento dei vasi sanguigni, con rilevanza per l'ipertensione.
Il team ha trovato una mutazione anche nella molecola chiave ENPEP, che influenza la pressione arteriosa: questo gene codifica per un enzima che è una molecola chiave coinvolta nella regolazione della pressione sanguigna tramite la dilatazione e la costrizione dei vasi, ed è attualmente un obiettivo terapeutico.
“Gli studi genetici su larga scala continuano ad espandere il numero di geni che possono contribuire allo sviluppo di malattie cardiache, o fattori di rischio come l'ipertensione”, ha spiegato il professor Jeremy Pearson, vicedirettore medico presso la British Heart Foundation, che ha finanziato la ricerca insieme al National Institute for Health Research (NIHR), ai National Institutes of Health (NIH), al Wellcome Trust e al Medical Research Council.
“Ma finora la maggior parte dei geni scoperti in questi studi hanno, singolarmente, solo effetti molto esigui sul rischio, anche se possono fornire indizi preziosi per nuovi bersagli farmacologici”, continua Pearson. “Questo studio ha portato quasi a 100 il numero di geni implicati nel controllo della pressione sanguigna e ha inoltre identificato tre geni che hanno grandi effetti sulla pressione arteriosa rispetto a quanto trovato in passato”.