Questa rarissima condizione appartiene alla categoria dei disturbi dello sviluppo sessuale
Con il termine cariotipo, si definisce l’assetto dei cromosomi in metafase (la fase della mitosi in cui i cromosomi si collocano sul piano equatoriale della cellula). Si tratta di un esame eseguibile a partire da un semplice prelievo di sangue, che porta con sé una cospicua dose di informazioni. Di fatto, non rappresenta nulla di più di una 'fotografia' di tutti i cromosomi di un individuo, regolarmente ordinati secondo le dimensioni e la posizione del centromero (la regione del cromosoma in cui le due subunità di cui sono costituiti i cromosomi poste sono a stretto contatto) ma per un genetista, dietro a ogni cariotipo si cela la possibilità di dedurre preziose informazioni legate alle aberrazioni cromosomiche e alle disfunzioni che possono sfociare in malattie come la sindrome di Turner, una patologia cromosomica per la quale, anziché 46 cromosomi, se ne presentano 45. La sindrome di Turner viene comunemente usata, insieme a quella di Klinefelter, per spiegare gli eventuali errori che possono insinuarsi nel processo di determinazione del sesso.
A volte, tuttavia, pur presentando un numero cromosomico normale, alcuni individui sviluppano patologie rare legate all’articolato processo di differenziazione sessuale, nel corso del quale subentra il contributo di fattori genetici e di specifici ormoni che permettono alle gonadi di svilupparsi ed esercitare la loro funzione. Come ben spiegato anche nel sito di AISIA (Associazione Italiana Sindrome Insensibilità agli Androgeni e condizioni simili), che da anni fornisce aiuto e supporto alle pazienti affette da sindrome di Morris, la differenziazione degli organi sessuali richiede la sintesi di ormoni specifici. Perciò, quando essi non sono prodotti o non riescono a esercitare il loro ruolo, si producono patologie che determinano un anomalo sviluppo delle gonadi, pur in presenza di un numero cromosomico corretto. Diversamente dalle donne affette da sindrome di Turner, in quelle colpite dalla sindrome di Morris il numero cromosomico non è errato, ma questi soggetti presentano cromosomi sessuali maschili. Perciò sviluppano i testicoli che producono androgeni a cui, tuttavia, i tessuti risultano insensibili, tanto che la malattia prende anche il nome di sindrome da Insensibilità agli Androgeni (AIS) e rientra appunto nei disturbi dello sviluppo sessuale.
La determinazione del sesso maschile è un processo notevolmente complesso che richiede il contributo degli ormoni giusti al corretto stadio di sviluppo dell’embrione, per cui il gruppo dei disturbi dello sviluppo sessuale finisce col racchiudere un ampio ventaglio di condizioni patologiche quali la sindrome di Swyer, una rarissima malattia per la quale gli individui pur presentando un cariotipo XY hanno genitali esterni femminili. Altresì rinominata “disgenesia gonadica”, questa rara patologia, della quale non si hanno dati di incidenza e prevalenza certi, fa si che i soggetti che ne sono affetti, sebbene dotati di genitali esterni femminili posseggano delle gonadi non funzionanti. Mancano, infatti, le cellule germinali e le donne che per tutta l’infanzia non sospettano il problema, possono incappare nella diagnosi in età adolescenziale dal momento che questa sindrome impedisce un normale sviluppo puberale. La mancata crescita del seno o un prolungato ritardo nelle mestruazioni sono solo due dei sintomi che possono indurre la donna ad eseguire un controllo da cui emerge la possibilità di essere affetta dalla sindrome di Swyer.
Una recente pubblicazione apparsa sulla rivista Gynecological Endocrinology contribuisce a fornire spiegazioni più dettagliate, perché presenta il caso di tre pazienti colpite da disgenesia gonadica. Il caso indice descritto dai medici è quello di una giovane donna di 23 anni con amenorrea (mancanza di mestruazioni) che, a fronte del ritrovamento di una massa sospetta all’addome, ha ricevuto una diagnosi di tumore ovarico sinistro, rivelatosi poi un disgerminoma. Questo tipo di tumore, infatti, è piuttosto frequente nelle pazienti affette da sindrome di Swyer. Un approfondimento della storia familiare ha messo in luce una somiglianza sia con la sorella maggiore, affetta da amenorrea primaria e tumore ovarico, che la sorella minore, anch’essa affetta da amenorrea primaria. L’analisi del cariotipo di ognuna delle tre sorelle ha rivelato un quadro più unico che raro poiché ognuna presentava genotipo maschile pur avendo un fenotipo femminile, ma ognuna di esse aveva un genotipo diverso, mai riportato prima in letteratura.
Diverse mutazioni sono state associate alla sindrome di Swyer, come quelle che riguardano i geni SRY, NR5A1, DHH, NR0B1, DMRT1 e DMRT2, ma il fronte di discussione sulle cause della malattia è ancora aperto. La lunga serie di esami necessaria per giungere a una diagnosi comprende analisi di citogenetica oltre che controlli genetici e test di approfondimento di endocrinologia. Anche per questo motivo, è essenziale offrire un consulto psicologico alle pazienti che, una volta definita la diagnosi, dovranno subire l’asportazione chirurgica delle gonadi disgenetiche, le quali, altrimenti, aumentano il rischio di sviluppare forme tumorali anche maligne.
Grazie alla terapia ormonale sostitutiva, tuttavia, sono stati raggiunti buoni risultati nell’induzione dello sviluppo puberale e psicosessuale: in molte pazienti non solo è stata superata la mancanza delle mestruazioni ed è stata osservata una crescita del seno, particolari essenziali per lo sviluppo in chiave femminile dell’individuo, ma è stato anche raggiunto un adeguato picco di massa ossea. “Queste pazienti potranno portare a termine una gravidanza ma, naturalmente, solo ricorrendo all’ovodonazione. In letteratura sono stati anche riportati diversi casi di parti gemellari”, spiega il prof. Giuseppe Novelli, genetista e Rettore dell'Università di Roma “Tor Vergata”, che precisa come la gestione dei pazienti sia piuttosto complessa e richieda un team multidisciplinare esperto in strutture universitarie a elevata specializzazione.